Come detto, troppo spesso nel nostro paese si è utilizzato, a parole, il “progetto giovani” come viatico per il rilancio del nostro calcio, sempre più spesso indirizzato verso giocatori “esotici” e poco attenti a formare i ragazzi nostrani. La prima squadra a tramutare le idee in fatti concreti è stata senza dubbio il Milan, in grado di rompere con il passato la scorsa stagione e rinnovare la propria rosa con gli innesti di Salamon, Saponara, Balotelli e con l’esplosione di ragazzi come De Sciglio ed El Shaarawy.
Ma da oggi, dicevamo, comincia una nuova era, che mira non ai palcoscenici della serie A, ma ai campi terrosi delle selezioni giovanili. Quest’oggi in Via Turati si incontreranno Adriano Galliani, Massimiliano Allegri, Mauro Tassotti, Filippo Galli e sei allenatori delle giovanili rossonere (Allievi, Giovanissimi e Primavera). L’obiettivo? Tracciare una linea guida comune che, partendo dai 12enni e arrivando fino alla prima squadra, impartisca a tutti i calciatori rossoneri la stessa metodologia di lavoro. Il motivo? Lo ha spiegato più volte lo stesso Galliani, affermando che, non potendo più le squadre italiane acquistare giocatori da cifre esorbitanti, è necessario “creare” i campioni in casa propria, investendo nella crescita dei settori giovanili, come fece l’Ajax per primo in Europa. Due le figure fondamentali in tale disegno: Filippo Galli, responsabile del settore giovanile rossonero, farà da coordinatore di tutte le compagini di ragazzi; e, ovviamente Max Allegri, che sarà il “capo-allenatore”, dal quale i tecnici delle giovanili dovranno attingere schemi, modalità di allenamento e preparazione atletica e tattica, tenendo ovviamente in debito conto l’età dei ragazzi, che dovranno essere educati anche a livello comportamentale. Questa concreta opera di rinnovamento è stata voluta fortemente dalla dirigenza meneghina e ha trovato nel tecnico livornese la persona giusta per condurre questa ambiziosa politica calcistica, facendo presagire che la panchina del Milan sarà occupata ancora per molto tempo dall’ ex-Cagliari.
Ovviamente ci vorrà del tempo per vedere i frutti di tutto il lavoro, lo stesso Barça ha impiegato più di dieci anni per passare dal Dream Team dei vari Koeman, Guardiola, Stoickov, Laudrup, Zubizarreta, ai marziani guidati da Messi. Ma la strada da seguire è questa, per ripetere lo zoccolo duro dei Maldini, dei Baresi, dei Costacurta che ha fatto diventare il Milan il club più titolato al mondo. “La pazienza è amara, ma il suo frutto è dolce”, diceva Jean-Jacques Rousseau: il ciclo è partito, è siamo sicuri che ne vedremo delle belle.
This post was last modified on 7 Febbraio 2013 - 19:36