Paradossalmente in inferiorità numerica, uno contro dieci, a difendere una porta troppo grande anche per due guantoni esperti e talentuosi. Il “mestiere” del portiere è senza dubbio il più complicato quando si parla di calcio, le responsabilità sono enormi e gli errori pesano il doppio. Ne sa qualcosa Christian Abbiati, protagonista di una stagione altalenante, con prestazioni al di sotto della sua media, e parate e papere a intermittenza.
In campionato, dopo le prime gare, si è avvicendato più volte con Amelia, per scelta tecnica prima e per infortunio poi. 17 presenze e 18 gol subiti per lui contro le 9 presenze e i 14 gol subiti dal compagno di reparto. Numeri pressoché equilibrati, segno che i due numeri uno rossoneri mettono facilmente in difficoltà Allegri, che premia l’uno o l’altro per la condizione e il rendimento momentaneo, piuttosto che per il loro valore assoluto.
Nell’ultimo periodo Abbiati pare aver nuovamente superato Amelia nelle gerarchie dell’allenatore toscano: da 7 gare, infatti, si è ripreso il posto da titolare, parata dopo parata. La sua rinascita è partita il 13 gennaio, nella prima di ritorno contro la Sampdoria, quando ha evitato il vantaggio dei liguri in almeno tre occasioni, con altrettanti grandi interventi.
Ha confermato il suo momento di forma contro l’Inter, rispondendo alla botta sicura di Guarin con un vero e proprio miracolo. Ritrovati riflessi e condizione, ora l’estremo difensore rossonero rappresenta un’arma in più a disposizione del Milan, da sfruttare per la rincorsa (o, semplicemente, la corsa) in campionato e per tentare l’impresa a Barcellona.