Gattuso a tutto tondo: “Messi da Play Station. Al Milan mancano le bandiere, ma non deve partire battuto contro il Barça”

Juventus - MilanA queste sfide è stato sempre abituato, avendole vissute da protagonista fino allo scorso anno: stiamo parlando di Gennaro Gattuso, che ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano catalano El Mundo Deportvio, parlando dell’imminente match tra Milan e Barcellona, del suo passato, del presente (l’esperienza al Sion) e del suo futuro.

Innanzitutto, spazio e voce al big match di mercoledì: “Nel calcio non si sa mai prima come finirà, non c’è niente di scritto. In linea di principio il Barcellona è più forte, ma l’anno scorso Nocerino segnò l’1 a 1 per noi: il calcio è strano. Messi è di un altro pianeta, un giocatore che segna più di 90 gol a stagione non è reale, è da Play Station, è il più veloce, ha più classe, più voglia di segnare. Puyol è un altro grande giocatore e credo abbiamo una storia simile: abbiamo lavorato molto senza parlare molto, abbiamo trascorso una vita con il calcio, che era il nostro sogno, e sapevamo che questo era l’unico modo per avere successo”. Quel successo che “Ringhio” con la maglia rossonera cucita addosso: “Il mio ricordo più bello è stato vincere il Mondiale, poi ho giocato con tantissimi grandi giocatori: Kakà, Rui Costa, Weah, Maldini, Shevchenko. E contro grandissimi rivali: il più grandi di tutti è stato sicuramente Zidane. Adesso quelle bandiere mancano a Milano. Iniesta, Xavi e Puyol sono per il Barcellona quello che per il Milan erano Maldini, Costacurta e gli altri“.

Il presente, però, parla elvetico e ha il colore biancorosso del Sion: “L’ esperienza nel calcio svizzero è molto diversa da quanto avevo sperimentato prima d’ora, sono in una squadra giovane in un campionato giovane. Sono felice di aver superato il problema all’occhio, non era una cosa facile da affrontare, ma i medici mi hanno aiutato molto: la mia priorità era tornare alla vita di tutti giorni, poi sono tornato anche a giocare. Adesso che ho 35 anni il mio obiettivo è di vivere un altro calcio, lontano dall’elite europea della Champions: questo è il calcio vero, quello del 90% delle squadre che non possono vincere niente”. E cosa riserva il futuro al mastino di Corigliano?Voglio provare un’avventura in panchina, il calcio è cambiato: oggi tutti devono difendere ed attaccare. La mia squadra giocherà con le palle, anche quando non ha il possesso. Sicuramente il carattere non le mancherà”.

Chiosa finale sul “suo” Milan, che ha cambiato totalmente pelle rispetto al passato: “Ha iniziato un percorso con meno soldi, ma un progetto non si costruisce in un giorno, ci vuole tempo e pazienza, come per il Barcellona. Ricordo che nel 2000, quando vincemmo al Camp Nou con i gol di Bierhoff e Coco, i tifosi del Barcellona si lamentavano che la loro squadra non era competitiva come il Real Madrid, ora la musica è cambiata. Sarà così anche il per il Milan: dopo 25 anni di successi dovrà aspettare 2 o 3 anni per tornare al top”.

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