Filosofia di gioco: il Barça, per antonomasia, si schiera con un 4-3-3 che pone l’accento sul possesso palla, sull’intensità e sul concetto di squadra corta. Gli esterni si proiettano in avanti a più non posso, mentre i centrocampisti e le punte sono soliti scambiarsi di posizione con rapidità e cognizione di causa, non garantendo punti di riferimento agli avversari. Si assiste di conseguenza a continue sovrapposizioni, a inserimenti improvvisi e ad azioni in prevalenza manovrate. La distanza tra i reparti è minima. L’equilibrio e l’armonia la fanno da padrone, in questo arcadico quadro tecnico-tattico, in cui ogni elemento sa quando ripiegare e quando proporre. I blaugrana, al fine di aggiudicarsi il comando delle operazioni, applicano tra l’altro un pressing asfissiante.
Lacune: i terzini, pur proponendo con regolarità ed esattezza, peccano nella fase difensiva, subordinandola alla fase d’attacco. E a Puyol, un tempo tra i centrali difensivi più forti al mondo e grande uomo d’esperienza, l’età avanzata potrebbe giocare un brutto scherzo. Victor Valdes non sempre è ineccepibile. Capita, di tanto in tanto, che incappi in qualche errore dettato dalla superficialità. In ogni caso, il Barça non è imbattibile. Quando incontra una compagine compatta, che non li affronta a viso aperto ma che li attende, può evidenziare difficoltà nello sfondare e concedere azioni di rimessa sul lungo andare. Ecco, allora, dove il Milan deve insistere.
Come batterli: Allegri, impossibilitato a contare su Nocerino e Flamini, deve comunque presentare il 4-3-3 di movimento ormai nostro marchio di fabbrica. Per godere di protezione e solidità, bisogna inserire tre incontristi e Boateng in versione prima punta atipica, affiancato da Niang ed El Shaarawy. Il Milan non deve alzarsi. E’ necessario chiudersi e attendere con pazienza le sortite del Barcellona. Dobbiamo aspettarli bassi, per poi aggredirli e ripartire in velocità. Non importa quanto i blaugrana tengano la palla, l’importante è che non arrivino alla conclusione e non entrino nella nostra area. Con i mediani bloccati, a formare una sorta di muraglia, il Barça incontra senz’altro difficoltà. Perché la tattica funzioni in pieno, anche gli esterni d’attacco sono chiamati a ripiegare con puntualità. In fase di non possesso, il modulo dovrebbe trasformarsi in un 4-5-1, con Boateng incaricato di ripiegare con meno regolarità rispetto ai suoi colleghi di reparto e di inserirsi con la veemenza che l’ha contraddistinto nella sua prima stagione rossonera. Per l’adempimento dell’impresa, servono pazienza e determinazione. Non bisogna commettere ingenuità ed errori dettati dalla leggerezza. Chiudersi e ripartire non significa rinunciare a giocarsela, anzi, costituisce l’unico metodo per mettere in difficoltà l’armata catalana.
This post was last modified on 20 Febbraio 2013 - 14:14