Il consiglio quindi è solo uno, ma determinante: “Il Milan non deve tornare troppo indietro. In fase di possesso deve rischiare di andare qualche volta l’uno contro uno. Gli attaccanti non possono fare i difensori, se Boateng o Pazzini sono a 40 metri della porta non possono fare male”. Questo senza dimenticare che: “Il calcio è lo sport di squadra dove più spesso avviene il ribaltamento dei pronostici“. Per quanto riguarda l’assenza forzata di Balotelli: “E’ un punto di riferimento importante perché è un giocatore di qualità. Ma se un uomo da solo non può vincere una partita, quindi non sarà l’assenza di un attaccante a pregiudicare l’esito della gara“.
Sulle vittorie della squadra catalana indipendentemente da chi siede in panchina: “La differenza la fa il senso di appartenenza. Ovvero lo stesso fattore che ha permesso al Milan degli anni Novanta o al grande Ajax di conseguire dei successi. C’è stato un momento al Milan che c’erano 14-15 giocatori non dico italiani, ma di Milano. Questo conta”. Analogie con Atene ’94? “All’epoca il Barcellona era favorito perché al Milan mancavano Baresi e Costacurta, ma avevano vinto 2 Champions consecutive, la squadra c’era. Ora è diverso”.
La voglia, espressa da Barbara Berlusconi in persona, di imitare il modello blaugrana deve essere supportata da un’attenta programmazione, altrimenti: “I giovani si trovano con responsabilità più grandi di quelle che in teoria aspetterebbeo loro. Poi – prosegue – bisogna cambiare mentalità e smettere di pensare che un giocatore che viene dalla Primavera debba farsi le ossa in Serie B prima di tornare alla base”.
This post was last modified on 18 Febbraio 2013 - 17:30