Poca sfortuna, tanta, troppa precisione e così quel sinistro potente da centro area al minuto 119 è andato ad un passo dal 2 a 2, ma ha anche confermato l’illusione del centrocampista francese. Storari è stato anche fortunato, ma da quella posizione e in quei momenti, decisivi, certi palloni devono entrare in rete, finire in fondo al sacco perché così dev’essere. Lo meritava il Milan, dopo aver disputato una partita autoritaria e senza paura, con un primo tempo (stranamente) migliore del secondo. Gli episodi e il solito, dannato, Vucinic in versione Tim Cup hanno fatto il resto, conducendo alla vittoria la Juventus, che si è confermata comunque più forte.
Un’eliminazione con una rimonta subita fa ancora più male, una sconfitta che si è materializzata e percepita quando i rossoneri hanno perso un capitano carismatico come Ambrosini, costretto a lasciare il cambio proprio a Traoré. Ambro ha spronato e lottato, corso e rincorso: è stata l’anima del Milan di ieri sera. E senza di lui il respiro del Diavolo si è fatto più affannoso, lento e difficile: in quel momento si è scritta la storia della semifinale che condannava il Milan. L’immagine di quel frame di Bakaye Traoré, ahinoi, rimarrà nella nostra testa per parecchio tempo, perché è stato suo l’errore, merita di essere definito così, che ha messo fine alla sfida contro la Juve ed eliminato i rossoneri dall’unico trofeo “alla portata” che si poteva vincere in quest’anno di rifondazione. Una prestazione, breve ma insufficiente, che deve far riflettere, così come la sconfitta del Milan: intervenire sul mercato (anche e ancora in uscita) è sempre più necessario.
This post was last modified on 10 Gennaio 2013 - 21:00