“E’ stato un bel segnale anche se un evento sportivo non dovrebbe mai essere messo in dubbio da simili eventi” e non deve essere corso alcun rischio di strumentalizzazione. Il presidente dell’Aic, Damiano Tommasi, condivide la ‘storica’ decisione assunta dai giocatori del Milan che oggi hanno abbandonato il terreno di gioco a Busto Arsizio a seguito dei cori razzisti all’indirizzo di Boateng, Niang, Emanuelson e Muntari. “Quello che succederà in futuro non lo so – commenta Tommasi all’Ansa – ma comunque posso dire che è stato dato un bel segnale. Poi c’é l’altra faccia della medaglia che dice che c’erano tante persone, tanti tifosi che erano andati allo stadio per gustarsi e lo spettacolo e per colpa di una sparuta minoranza non ci sono riusciti“.
L’ideale, per il portavoce dei calciatori, “non è sospendere le partite ma riuscire a cacciare chi si rende responsabile di certi gesti, perché la maggioranza non può essere condizionata da pochi. Spero che il segnale di oggi sia una presa di coscienza per tutti“. La decisione dei giocatori milanisti può anche essere letta come una risposta all’eterna indecisione da parte degli arbitri, gli unici a poter decidere la sospensione di una partita in casi simili? “Oggi si è trattato di un’amichevole – spiega Tommasi – e la decisione, giustissima, è arrivata dai giocatori. Ma in altre circostanze, bisogna anche tenere conto di altri fattori, a cominciare dall’ordine pubblico. Oggi il segnale c’é stato, ma occorre anche fare altre valutazioni pere capire cosa può essere più funzionale: l’ideale sarebbe cacciare chi viene allo stadio non per vedere una partita ma solo per alimentare tensioni e incidenti. A Busto Arsizio è stato grave che poche persone abbiamo impedito alla maggioranza di godersi lo spettacolo“.
Un epilogo che paradossalmente, dice Tommasi, in futuro potrebbe portare altri facinorosi a bissare ‘imprese’ del genere: “Bisogna mantenere alta l’attenzione. Lo sport deve allontanare tutto questo dalla sua cornice, tornare a creare uno spettacolo sano, un clima di massima vivibilità per le famiglie e i bambini che oggi, invece, si sono allontanati dagli stadi proprio per questi episodi di inciviltà“.