Nel periodo delle giovanili te lo ripetono all’infinito: testa sulle spalle che ancora devi dimostrare tutto. E dall’inizio alla fine sarà lei a fare la differenza. Quanti talenti buttati alle ortiche per via della poca determinazione o della vita d’atleta passata in secondo piano? Quanti trofei persi per disattenzioni colossali? Quanti gol subiti evitabili e quanti gol “mangiati”? Con una vistosa fasciatura al ginocchio puoi esserci e stringendo i denti giocare alla grande, con la testa altrove è praticamente impossibile che ciò accada. E poi dicono che a calcio si gioca solo con i piedi…
Se non sei un fenomeno, cosa che, purtroppo per noi, riguarda tanti giocatori rossoneri, puoi sempre rimediare con tanta abnegazione sia sul campo la domenica che durante l’allenamento in settimana. Con la costanza i risultati poi si vedono, i miglioramenti si fanno sempre più netti e quella maglia “rischi” anche di essertela meritata. Se invece il talento sopra le media lo hai (eccome se lo hai) restare con i piedi per terra e la testa al posto giusto, per alcuni, risulta essere particolarmente difficile. C’è chi si fa prendere dal valzer delle copertine patinate lasciando nei cassetti le prime e impolverate pagine dei quotidiani sportivi. Ancora peggio, c’è chi, per ammissione del suo stesso allenatore non gioca perché oggi “ha la testa da un’altra parte“.Altri ancora non riescono quasi mai a fare 90 minuti più recupero al 100%, una la devono pur combinare per non passare inosservati.
Senza voler mettere nero su bianco i nomi dei “colpevoli”(che si possono intuire con un bricciolo di fantasia) faccio invece l’esempio di Filippo Inzaghi, uno che con la testa ha fatto miracoli. Perché amore per la maglia e dedizione al lavoro ti possono cambiare una carriera.
A calcio si gioca di testa.
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