Ok i top young, ma i fatti in casa? Per ora comanda ancora la Spagna

BarcellonaOrmai da anni si usa spesso parlare di “cantera” per definire il settore giovanile di una squadra. Il termine è stato preso in prestito ormai dai nostrani calciofili direttamente dalla Spagna e, in particolar modo, dal Barcellona che ha fatto e sta facendo le sue fortune grazie a calciatori cresciuti nel proprio vivaio. Messi, Iniesta, Xavi, Pique, Fabregas, solo per citarne alcuni, sono tutti fuoriclasse, fenomeni made in blaugrana. Proprio come l’Ajax della seconda metà degli anni ’70, il Barça si è specializzato nel coltivare i futuri campioni in casa.

Quindi, non c’è da stupirsi se, secondo una statistica stilata negli ultimi giorni dall’osservatorio svizzero “CIES Football”, prendendo in considerazione i 31 principali campionati Uefa in Europa, la Liga è il campionato europeo nel quale i club utilizzano maggiormente i giocatori provenienti dal proprio settore giovanile. E’ “fatto in casa” il 25,9% degli effettivi: in pratica, un quarto della rosa è garantito senza far ricorso al mercato. La triste realtà descrive una situazione nefasta per i nostri colori. Infatti, se i nostri cugini latini sono al primo posto in questa speciale classifica, noi siamo i fanalini di coda con un misero 7,8%.

Andando a dare un’occhiata agli altri campionati europei di prima fascia, la Premier League si mantiene su discreti livelli di ricorso alle Academy (17,5%): tra i Paesi “top class”, che rispetto a quelli di fascia inferiore ricorrono più massicciamente al calciomercato, gli inglesi sono dietro alla Ligue 1 francese (21,1%), ma sorprendentemente davanti alla Bundesliga tedesca (14,7%). Infine,  italiani e inglesi sono quelli che pescano di più tra gli stranieri: oltre il 50% dei giocatori in prima squadra, in serie A e in Premier League, sono cresciuti in una federazione calcistica diversa da quella nazionale (la media europea è 36.1%).

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