“Quando la carta d’identità gioca brutti scherzi”: potrebbe essere questo il titolo di un documentario su Mario Yepes. In quel di gennaio, infatti, il centrale di Calì compirà 37 anni, ma a vederlo giocare in campo ci sembra, senza timore di esser considerati melensi, che abbia almeno una decina di anni di meno. Leader silenzioso della difesa dopo le partenze illustri della scorsa estate, il capitano della Nazionale colombiana ha deciso, a maggio, di rinnovare di un altro anno il contratto che lo lega al Milan dal 2010.
Un po’ di scetticismo da parte di qualcuno? Forse, ma Mario ha dimostrato in quest’inizio di stagione che nel Milan può starci eccome, perché l’apporto che dà alla causa rossonera è di quelli irrinunciabili; e, si badi, non è solo “uomo spogliatoio”, collante tra la vecchia generazione e i tanti nuovi acquisti, esempio di sportività ed umiltà al servizio della squadra. Yepes è anche “uomo di campo”, nel senso migliore del termine: posizionamento, tempismo, abilità aerea, il tutto condito da un’invidiabile forma fisica, lo hanno reso indispensabile in una difesa, quella di Allegri, che fatica a trovare solide fondamenta su cui poggiarsi.
Regge ancora benissimo il confronto con gli attaccanti della Serie A ed in Europa serve tutta la sua esperienza per guidare i compagni di reparto, ecco perché il tecnico livornese lo utilizza con regolarità inaspettata per un classe 1976 ed i tifosi del Diavolo lo hanno consacrato ad autentico idolo. A giugno scadrà il suo contratto, deciderà insieme a Galliani il da farsi, ma siamo certi che l’ad rossonero tenterà di tutto per convincerlo a restare, perché dire di no a chi si è conquistato un posto nel cuore dei rossoneri è tremendamente difficile, nonostante la carta d’identità.