Il Torino, coinvolto nella lotta per non retrocedere, basa il proprio gioco sull’aggressività e sull’atleticità e può fare affidamento su individui da non sottovalutare. Gillet è un portiere in grado di garantire affidabilità: si trova a proprio agio con i fondamentali, sa quando e come uscire e si destreggia anche dinanzi a calci di rigore. In difesa, spiccano le doti di Angelo Ogbonna, classe 1988 in possesso di fisicità, abilità d’impostazione e capacità di guidare la retroguardia. Presenta limiti di mobilità, ma in una difesa stretta, è nelle condizioni di eccellere. Anche perché presenta margini di miglioramento. Sulle fasce sfrecciano Cerci e Santana, che annoverano nel proprio repertorio qualità con la palla tra i piedi e inclinazione al dribbling. Le due punte, per caratteristiche, si completano. Se Bianchi sa fare salire la squadra ed eccelle nel gioco aereo, Meggiorini presenta doti da finalizzatore e tecnica di base.
Filosofia di gioco: Ventura schiera i suoi uomini con un 4-2-4 di stampo offensivo. Il Toro la metterà sull’intensità, al fine di imporsi sulle corsie laterali. Importanza verrà conferita agli esterni, che correranno a più non posso, cercando oltretutto di ripiegare con regolarità. Gli uomini di fascia avranno il compito di creare superiorità numerica e sfornare cross e passanti per la coppia d’attacco. I centrali di centrocampo e i terzini, per non sbilanciare la squadra e garantire compattezza, rimarranno bloccati. In fase di non possesso, arretrando i tornanti, il modulo si trasformerà in un 4-4-2. Sta di fatto che tale situazione si presenterà soltanto in avvio di gara, con il trascorrere dei minuti, il Toro proverà a giocarsela. Colpi di scena permettendo.
Lacune: una linea mediana composta da due soli elementi, nonostante Basha e Gazzi sappiano imporsi in fase di rottura, non assicura solidità alla difesa. E’ vero, finché avranno le forze, i laterali alti torneranno. Ma quando le energie inizieranno a calare e i ripiegamenti latiteranno, a metà campo, il Torino rischierà di concedere spazi. Santana e Cerci non sono soliti faticare per l’intero arco di gara. Prima o dopo, senza ombra di dubbio, rinunceranno alla fase di copertura. E il gioco sarà fatto: l’interdizione inizierà a mancare e la difesa verrà esposta ad azioni. Nemmeno Ogbonna, che si distingue dal gruppo, non potrà fare miracoli. Da segnalare è il fatto che le due punte, pur presentando doti diverse, non abbiano ancora trovato la sintonia. C’è la possibilità che, controllate con grinta e attenzione, scompaiano dalla circolazione e si pestino i piedi a vicenda.
Come batterli: Allegri avrà l’obbligo di proporre i tre incontristi e un attacco composto da pesi leggeri, incaricati di svolgere la fase difensiva e assicurare dinamismo, escludendo gli inconcludenti Emanuelson e Pazzini. Bisognerà per forza vincere lo scontro a centrocampo. Per bloccare le fasce e supportare i terzini, gli interni saranno chiamati a raddoppiare il portatore di palla. Anche le punte, per godere di un raggio d’azione più ampio durante la fase d’attacco, avranno il compito di abbassarsi. Dovremo aspettare il Torino nella nostra trequarti, per poi aggredire e ripartire con incisività. Meglio non metterla sul ritmo, ma illudere i padroni di casa di poterci attaccare, al fine di spomparli e giocare di rimessa. Scendendo i nostri in campo con determinazione, aggressività e cognizione di causa, il Toro abboccherà. E i tre punti non ci scapperanno di mano.