Sicuramente nella bufera generale che ha spazzato via l’obiettivo di sorpassare la squadra di Zeman, lui è stato uno degli ultimi a cadere. Eppure quel Stephan El Shaarawy visto ieri sera all’Olimpico è sembrato quasi in riserva. Per carità, non si può chiedere sempre a lui di farsi carico del peso della squadra, in generale, e dell’attacco, in particolare. In altri termini, il pit-stop natalizio arriva al momento più opportuno per fare un nuovo rifornimento e partire col piede caldo all’Epifania.
Nelle ultime cinque partite di campionato prima della Roma, l’italoegiziano era andato a segno quattro volte, assentandosi dal tabellino dei marcatori solo in occasione del big-match di San Siro contro la Juventus, risolto dal rigore di Robinho. Prima Napoli, poi Catania, Torino e Pescara: sempre a segno, con la bellezza di sei gol. Insomma, i milanisti ci avevano fatto la bocca a questo El Shaarawy sempre puntuale con la porta avversaria.
All’Olimpico il bomber rossonero è apparso più appannato, complice forse l’aver fallito il gol dell’1-1 a tu per tu con Goicoechea pochi minuti dopo il vantaggio di Burdisso. Riaprire lì il match avrebbe forse fatto prendere un altro passo a tutta la squadra. L’occasione ha influenzato l’andamento della gara singola di El Shaarawy, scomparso un po’ dal gioco fino ai minuti finali quando è sembrato uno dei più convinti a provare una improbabile rimonta. Suo, non a caso, il pallone da cui nasce il gol di Bojan.
Lo scorso anno il Faraone dovette vivere all’ombra di Zlatan Ibrahimovic. Quest’anno, in diciotto gare di Serie A, ha fatto l’Ibrahimovic da solo. C’è bisogno di riposare. Anche per l’uomo-simbolo del nuovo Milan.