L’uomo più discusso, l’uomo più bersagliato, l’uomo che si è preso le critiche maggiori. Nella storia del Milan non era mai successo che un allenatore perdesse più di dieci giocatori (e quasi tutti importanti) nel giro di così poco tempo, dal passaggio di una stagione all’altra. Invece, è successo a Massimiliano Allegri, è successo e lui non ha fiatato, ha continuato a lavorare seriamente, ha continuato a non ascoltare tutto quello che circolava e, di certo, non si trattava di voci così benevole nei suoi confronti.
Ma, intanto, sembrava trasformato ed effettivamente appariva quasi irriconoscibile. Ora é tornato, è di nuovo sé stesso ed i risultati si vedono. Max, come il suo Milan, sembra davvero uscito da un tunnel nel quale insieme erano finiti e dal quale sembrava difficile venir fuori. Allegri, quello capace di vincere al primo anno sulla panchina di una grande, quello che ha trionfato con una rosa che solo dopo la vittoria é stata giudicata la migliore, ma sulla quale ad inizio anno e, dopo la sconfitta a Cesena, nessuno avrebbe scommesso. Quello capace di stare in silenzio nella prima conferenza stampa con Berlusconi al suo fianco, che era apparso remissivo, salvo poi fare “fuori” il preferito della corte, Ronaldinho, e poi un senatore come Pirlo.
Quello che ha vinto con una squadra che ogni domenica aveva almeno una decina di infortunati, quello che è vero che aveva Ibra ma che ha saputo gestire lo svedese nonostante venisse da una piccola e non avesse ancora vinto niente, quello che ha trasformato Robinho da funambolo vaporoso in uomo generoso, che sbaglia mille goal, ma che corre come un centrocampista. Quello che ha vinto imponendo il generale Van Bommel. Ma, anche quello che avrebbe vinto due scudetti, giocando il secondo anno senza poter contare con continuità su due dei migliori del primo come Thiago Silva e Boateng, e se il Milan non avesse perso in casa contro la Fiorentina…