Olanda, Germania, Inghilterra e Italia: De Jong è passato ovunque. “Ho scelto di abitare a Como, è un posto tranquillo e i miei vanno alla scuola elementare proprio qui. Ogni tanto andiamo a Milano a fare un giro: ho visitato il Duomo e abbiamo provato un sacco di ristoranti. Qui la gente ama molto il calcio e te lo fa sentire in molti modi: mi fermano per strada, mi chiedono foto e autografi, vogliono sapere ogni cosa della squadra. L’unica cosa che mi infastidisce è il traffico. La cucina? Beh io vengo da Manchester e si sa che la cucina inglese non è il massimo… Non c’è paragone con quella italiana, ogni volta che esco a mangiare a cena mi trovo benissimo. In Italia si gioca un ritmo di calcio più lento rispetto all’Inghilterra, dove si punta tutto sull’agonismo e sulla velocità. Qui invece c’è maggiore attenzione all’aspetto tattico. La Bundesliga invece è un mix delle due. Soprattutto c’è una notevole differenza negli stadi: in Serie A sono piuttosto vecchi mentre in Premier sono tutti moderni”.
Difetti sì, ma anche un pregio. O quasi: “C’è una cosa che in Italia batte tutte gli altri campionati: la pressione. E’ molto alta – ammette Nigel –, ma del resto gioco nel Milan, una delle squadre più importanti nel mondo e non può essere altrimenti. Tv e giornali parlano 24 ore su 24 di calcio, mentre in Inghilterra si privilegia il gossip legato a questo sport, solo dopo ci sono le notizie vere”.
L’occasione per il 34 rossonero anche per stracciare definitivamente l’etichetta da “duro” che ormai lo accompagna da troppo tempo: “La gente che mi conosce bene sa che tipo di persona sono e che tipo di calciatore sono. Negli ultimi 2-3 anni si sono dette e scritte tante cose negative sul mio conto: spesso i media creano un personaggio, un’immagine che non sempre corrisponde alla realtà. Io cerco di non dare peso a queste cose. Ruolo? Quello che ricopro adesso al Milan, il centrocampista davanti alla difesa. Nell’Ajax ho fatto anche il centrocampista offensivo e all’occorrenza ala, al City invece sono diventato un mediano difensivo. Il compagno che mi ha più impressionato in carriera? Dico David Silva per il modo in cui controlla il pallone e si muove in campo: è un giocatore completo, vedere le sue partite è sempre divertente”.
A 28 anni è arrivato il Milan: “Siamo una squadra giovane, c’è gente che non ha mai giocato in un club di questo livello e quindi ha tanta fame, voglia di fare bene. Dopo un po’ di fatica iniziale abbiamo imboccato la strada giusta, dobbiamo solo continuare così: sacrificarci l’uno per l’altro come stiamo facendo. Contro la Juventus è stata una partita fantastica per il modo in cui abbiamo giocato, per come abbiamo combattuto su tutti i palloni. Ma non dimentico il difficile inizio di stagione, dove abbiamo perso diverse partite e caduti in basso, salvo poi risalire. Van Bommel quest’estate agli Europei mi diceva: ‘allora prendi il mio posto al Milan?’. Poi quando l’affare si è concretizzato mi ha chiamato e mi ha detto che mi sarei trovato benissimo, parlandomi bene dello staff e della gente”.
Calcio ma non solo, De Jong è un amante dello sport, ma soprattutto…: “La maggior parte del tempo libero la passo occupandomi della Continental Cars, una società che ho messo in piedi qualche anno fa in Germania. Vendiamo auto di lusso ed è una specie di secondo lavoro per me: quando finisco di allenarmi mi attacco al computer e al telefono e mando avanti l’attività. Mi piace anche perché è un modo per staccare dal calcio e preparare qualcosa per quando smetterò di giocare. Seguo spesso il football americano e l’NBA, odio invece il baseball. Il mio idolo? Michael Jordan, soprattutto per la sua personalità, per il modo di essere personaggio a tutto tondo. Ma anche Muhammad Ali, anche se non l’ho mai visto in azione. Social network? Ho una pagina Twitter e uso Facebook per lavoro. Una volta era appassionato di videogiochi, adesso meno perché sono molto complicati”.
This post was last modified on 19 Dicembre 2012 - 17:40