Prima l’intervista, poi l’infortunio. Nigel De Jong si è presentato ai tifosi rossoneri alla rivista Forza Milan, facendosi conoscere e svelando passioni nascoste: peccato solo per lo sfortunato e lungo, stop (rottura sottocutanea del tendine d’Achille sinistro). “L’inizio al Milan è andato bene – esordisce De Jong –. La squadra è giovane, il potenziale è alto e c’è un bel clima: nello spogliatoio si ride e si scherza, ma in campo si lavora duro. Dopo le difficoltà iniziali, direi che siamo sulla buona strada. Sono molto felice di essere qui. Milanello? E’ il massimo, qui c’è tutto quello che serve per fare il calciatore ad alto livello. E poi fra queste mura si respira la storia del Milan”.
Olanda, Germania, Inghilterra e Italia: De Jong è passato ovunque. “Ho scelto di abitare a Como, è un posto tranquillo e i miei vanno alla scuola elementare proprio qui. Ogni tanto andiamo a Milano a fare un giro: ho visitato il Duomo e abbiamo provato un sacco di ristoranti. Qui la gente ama molto il calcio e te lo fa sentire in molti modi: mi fermano per strada, mi chiedono foto e autografi, vogliono sapere ogni cosa della squadra. L’unica cosa che mi infastidisce è il traffico. La cucina? Beh io vengo da Manchester e si sa che la cucina inglese non è il massimo… Non c’è paragone con quella italiana, ogni volta che esco a mangiare a cena mi trovo benissimo. In Italia si gioca un ritmo di calcio più lento rispetto all’Inghilterra, dove si punta tutto sull’agonismo e sulla velocità. Qui invece c’è maggiore attenzione all’aspetto tattico. La Bundesliga invece è un mix delle due. Soprattutto c’è una notevole differenza negli stadi: in Serie A sono piuttosto vecchi mentre in Premier sono tutti moderni”.
Difetti sì, ma anche un pregio. O quasi: “C’è una cosa che in Italia batte tutte gli altri campionati: la pressione. E’ molto alta – ammette Nigel –, ma del resto gioco nel Milan, una delle squadre più importanti nel mondo e non può essere altrimenti. Tv e giornali parlano 24 ore su 24 di calcio, mentre in Inghilterra si privilegia il gossip legato a questo sport, solo dopo ci sono le notizie vere”.
L’occasione per il 34 rossonero anche per stracciare definitivamente l’etichetta da “duro” che ormai lo accompagna da troppo tempo: “La gente che mi conosce bene sa che tipo di persona sono e che tipo di calciatore sono. Negli ultimi 2-3 anni si sono dette e scritte tante cose negative sul mio conto: spesso i media creano un personaggio, un’immagine che non sempre corrisponde alla realtà. Io cerco di non dare peso a queste cose. Ruolo? Quello che ricopro adesso al Milan, il centrocampista davanti alla difesa. Nell’Ajax ho fatto anche il centrocampista offensivo e all’occorrenza ala, al City invece sono diventato un mediano difensivo. Il compagno che mi ha più impressionato in carriera? Dico David Silva per il modo in cui controlla il pallone e si muove in campo: è un giocatore completo, vedere le sue partite è sempre divertente”.
A 28 anni è arrivato il Milan: “Siamo una squadra giovane, c’è gente che non ha mai giocato in un club di questo livello e quindi ha tanta fame, voglia di fare bene. Dopo un po’ di fatica iniziale abbiamo imboccato la strada giusta, dobbiamo solo continuare così: sacrificarci l’uno per l’altro come stiamo facendo. Contro la Juventus è stata una partita fantastica per il modo in cui abbiamo giocato, per come abbiamo combattuto su tutti i palloni. Ma non dimentico il difficile inizio di stagione, dove abbiamo perso diverse partite e caduti in basso, salvo poi risalire. Van Bommel quest’estate agli Europei mi diceva: ‘allora prendi il mio posto al Milan?’. Poi quando l’affare si è concretizzato mi ha chiamato e mi ha detto che mi sarei trovato benissimo, parlandomi bene dello staff e della gente”.
Calcio ma non solo, De Jong è un amante dello sport, ma soprattutto…: “La maggior parte del tempo libero la passo occupandomi della Continental Cars, una società che ho messo in piedi qualche anno fa in Germania. Vendiamo auto di lusso ed è una specie di secondo lavoro per me: quando finisco di allenarmi mi attacco al computer e al telefono e mando avanti l’attività. Mi piace anche perché è un modo per staccare dal calcio e preparare qualcosa per quando smetterò di giocare. Seguo spesso il football americano e l’NBA, odio invece il baseball. Il mio idolo? Michael Jordan, soprattutto per la sua personalità, per il modo di essere personaggio a tutto tondo. Ma anche Muhammad Ali, anche se non l’ho mai visto in azione. Social network? Ho una pagina Twitter e uso Facebook per lavoro. Una volta era appassionato di videogiochi, adesso meno perché sono molto complicati”.