Pausa natalizia e somme da tirare in questa prima metà di stagione dalle emozioni altalenanti. Cominciando da un inizio da incubo con le voci di corridoio che volevano un Allegri senza panettone, fino alla disfatta di Roma, passando per la risalita cominciata col pareggio a Palermo intervallata solo dalla sconfitta con la Fiorentina. Un aereo quello rossonero che ha stentato e parecchio a decollare ma poi, staccatosi dal suolo, ha cominciato a volare fino ad arrivare nelle zone alte di classifica: il vuoto d’aria avvertito sopra la capitale non mette di certo in discussione il viaggio. Viaggio che ha visto come protagonista il reparto avanzato più di tutti gli altri, con El Shaarawy a condurre le operazioni e tutti gli altri che bene o male hanno dato il loro contributo a far cambiare la rotta che sembrava aver preso il Milan.
EL SHAARAWY – Il faraone è la nota più lieta di questa prima fase di stagione. Talento, qualità e ambizione da vendere stanno esplodendo in lui tanto da farlo diventare il rimorchio trainante di una squadra lenta e a tratti indecente. Lui il suo lo fa sempre e lo fa con stile: i suoi gol sono mix di intuizione e fantasia. La sua posizione in campo è sempre un po’ defilata sull’out mancina, ma che poi grazie al suo movimento ad accentrarsi diventa una spina nel fianco avversario, sfruttando varchi e creandone per i compagni diventa un vero ciclone che spazza via le difese. La ciliegina sulla torta è l’alloro al giro di boa di capocannoniere della serie A: con 14 gol (tutti su azione) in 18 presenze il ventenne tiene ai suoi piedi bomber del calibro di Cavani, Di Natale e Klose. Unico neo in una stagione che lo sta vedendo protagonista con la casacca rossonera e quella azzurra dell’Italia è il secondo posto allo European Golden Boy dietro a Isco del Malaga (e chiamala sconfitta!).
BOJAN – Il catalano è stato il più discontinuo tra gli avanti rossoneri. Se nella prima parte di stagione è stato praticamente ignorato da Allegri, la voglia che ribolliva in lui lo ha portato a giocare delle buone gare che lo hanno fatto diventare presto titolare a discapito di un Boateng inguardabile: la partita di Palermo ne è un esempio di come Bojan sia in grado di spostare gli equilibri di una partita. Il suo dribbling secco permette alla squadra di creare spesso superiorità numerica sulla trequarti avversaria, ma la sua condizione non sempre al 100% e una corsa molle a tratti svogliata fa spesso preferire ad Allegri il tenerlo in panchina.
NIANG – Quella che potrebbe essere la sorpresa della seguente metà stagione e del futuro prossimo del Milan ha già fatto intravedere qualcosa delle sue buone capacità nei pochi minuti che Allegri gli ha concesso. In campionato lo spazio è stato esiguo, ma nella mezz’ora di Coppa Italia contro la Reggina ha dimostrato che potrebbe essere veramente da Milan: il fisico, la tecnica nello stretto e soprattutto la cresta ci fanno ricordare Balotelli, tuttavia Niang deve fare il Niang, quello che due stagioni fa a Caen a sedici anni fece 3 reti in sole 7 presenze ed entusiasmò i tifosi francesi. Di sicuro prospetto, sarà il Milan futuro.
PATO – Pato chi? Verrebbe da dire. L’anno del rilancio si è trasformato nell’ennesimo flop. Il ragazzo che poteva essere il più forte di tutti è ancora una volta ai box per i noti problemi muscolari, seppur quest’anno gli hanno concesso periodi di calcio giocato. In campo sembra appesantito ma corre e sembra voglioso, forse troppo, fino allo stra-fare che diventa negativo nel complesso delle sue prestazioni quasi sempre al di sotto della sufficienza. La serie A resta per lui un tabù e si esprime meglio quando sente la musichetta della Champions: Malaga e Anderlecht i suoi due miseri gol stagionali. La saudade e l’insofferenza della dirigenza verso un eterno campione incompiuto lo stanno spingendo al Corinthians. Barbara dovrà farsene una ragione.
BOATENG – Non può essere veramente lui questo. Il peso della maglia numero 10 non può essere che una scusa per chi era il boa che incantava San Siro con le sue giocate sempre spettacolari: Barcellona, Lecce e Inter ne sanno qualcosa. La copia sbiadita del vecchio caro Boateng si è manifestata nelle sembianze di un giocatore svogliato e schiacciato dalle responsabilità di leader. Anche la tattica non lo aiuta e il ruolo di finto 9 si vede che non fa proprio per lui, lui che da trequartista puro dietro Ibra aveva mostrato grandi cose. Ora sembra quasi che gli alieni di Space Jam gli abbiano rubato il talento. Rivogliamo il nostro Principe!
PAZZINI – Unico lampo a Bologna per il pazzo che appena arrivato con la tripletta ai rossoblu aveva fatto sperare che lo scambio con Cassano fosse la scelta giusta. Poi tanto sacrificio ma poca sostanza. Attrae i difensori come calamita per fare spazio agli inserimenti di El-Shaarawy & co., ma a lui servono i cross per dimostrare il suo killer instinct. Si è rivisto in rete a Torino e nella disfatta romana è stato uno dei più positivi nonostante i pochi minuti giocati.
ROBINHO – Uno dei pochi che sta dimostrando qualcosa in questo Milan è Robson de Souza, Robinho per gli amici. Arrivato solo a fine Novembre a causa di problemi muscolari, quando è tornato ha dato una spinta all’attacco rossonero. La sua qualità, mai messa in discussione se si tratta di controllare il pallone, risulta un po’ scarsina sotto porta, ma il gran lavoro per la squadra e per i compagni sopperisce e lo fa diventare con il faraone il giocatore più importante per questo Milan. Lui vuole trasferirsi in Brasile ma la gente spera che resti per dare una mano a questo Milan e tornare ad esser grandi. Le sue finte incantano il pubblico e incarnano quello spettacolo tutto carioca che piace al presidente Berlusconi. Chissà che non ci metta una buona parola per farlo rimanere.