Pazzini ha toppato di nuovo. Contro lo Zenit San Pietroburgo, nonostante ci fossero tutte le premesse per far bene, non è riuscito a incidere.
Eccezion fatta per un rigore negatogli in apertura, Giampaolo è stato controllato con tranquillità da Bruno Alves, dimostrando di non sapere fare salire la squadra e creare spazi per gli inserimenti e le giocate dei compagni. E di conseguenza, di non essere un centravanti moderno. Nemmeno davanti alla porta, in teoria sua specialità, Pazzini si è destreggiato. Quando dalle fasce sono giunti i cross da lui tanto invocati, l’attaccante di Pescia è stato anticipato con regolarità. Mai e poi mai è riuscito smarcarsi e a farsi trovare al posto giusto nel momento giusto.
Così è successo ieri sera, così accade dall’inizio della stagione. L’unica gara in cui Pazzini ha contribuito alla nostra causa riguarda lo scontro con la Juventus. Troppo poco, insomma, per poter essere tenuto in considerazione per una maglia da titolare.
Certo, nessuno lo mette mai (o quasi mai) in condizione per poter esprimersi al meglio: gli Emanuelson e Bojan di turno, se limitiamo l’analisi alla gara di ieri sera, a volte sembrano perfino dimenticarsi della sua presenza. Resta il dubbio della sua realtà utilità. E non tanto per le capacità dell’ex Samp, che sono note e indubbie, quanto per un gioco che lo penalizza oltremodo. Urge, dunque, una degna sistemazione: un compromesso tecnico che permetta di giustificare quello scambio di agosto, tanto voluto ma che ancora troppo poco ha dato in casa Milan.