Niang non trova spazio, ma ha uno sponsor chiamato… compagni

Era arrivato carico di sogni e aspettative, Mbaye Niang. Ora, però, tutto sembra essersi maledettamente complicato: tutti quei sogni stanno iniziando a prendere il sapore di aspettative disilluse, le occasioni non arrivano, il morale comincia a latitare. La prova più tangibile è arrivata sabato sera contro il Chievo, al minuto quarantuno della ripresa: Allegri sostituisce Abate con De Sciglio, l’ultimo cambio se ne va e per il giovane attaccante sfuma l’ennesima occasione di mettersi in luce.

E dire che i compagni della panchina sembravano essere tutti dalla sua parte: fare qualche minuto nello stadio di casa poteva essere uno stimolo troppo grande, troppo importante per un ragazzo che deve ancora dimostrare chi è. Decisione giusta o troppo dura? Valutiamo i pro e i contro.

Non si può certo negare che intorno a Niang ci sia un’enorme curiosità, anche da parte dei compagni stessi. Arrivato al Diavolo con numeri importanti e di alto livello, ora sembra essersi perso tra dichiarazioni apparse, per usare un termine molto di moda in questi giorni, un po’ “spensierate”, sfiducia dell’allenatore e coinvolgimento in diverse questioni che poco hanno a che fare con il calcio giocato (il caso Traorè e la bravata di Le Havre, tanto per fare due esempi). Certo, la vita movimentata e l’ottimo stato di forma di El Shaarawy e Bojan non sono il miglior biglietto da visita per guadagnarsi un po’ di fiducia… Però resta il fatto che a quattro minuti dalla fine, avanti di quattro goal, con tutti i compagni che lo aspettano forse una comparsata a San Siro questo ragazzo la meritava.

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