Le due facce di uno stesso reparto

Quando a pochi secondi dalla fine di Milan-Chievo, l’onnipresente El Shaarawy regala finalmente un momento di gloria anche a Giampaolo Pazzini, non c’è esultanza, se non un flebile sorriso, da parte dell’ex sampdoriano e il boato che si eleva da San Siro sembra più una liberazione che altro. Effettivamente, con o senza gol, la gara del Pazzo ha ben poco dell’aggettivo che il suo cognome si porta appresso, se si escludono le locuzioni “pazzamente gregaria”, ma anche “pazzamente di sacrificio”. Non da vero “Pazzo”, insomma.

Chiamato, nell’immaginario societario, a sostituire Zlatan Ibrahimovic (sì, proprio lui), Pazzini ha avuto la sfortuna di trovarsi in un gruppo che poco fa per metterlo a suo agio. Non certo per scortesia, sia inteso, quanto per predisposizione a un altro tipo di gioco chiamato ad esaltare i “piccolini”, a non creare punti di riferimento e a prediligere ultimamente qualche tiro da lontano. Giampaolo finisce per fare sempre la boa, per portar via un paio di uomini alla stregua del miglior Gilardino, perdendo però di vista il suo obiettivo principe: segnare.

“Colpa”, probabilmente, anche della nuova mossa tattica proposta da Allegri ieri sera, per la prima volta con profitto: Bojan Krkic centrale nel terzetto dei trequartisti. Una mossa che in passato poco aveva prodotto e che invece potrebbe ora rivelarsi più azzeccata che mai: apertura degli spazi, decentramento di Boateng sulla destra, chiamato a giocarsi il posto con Emanuelson, movimenti a tutto campo che fanno il paio con il Faraone, il cambio continuo di posizione con lo stesso egiziano. È chiaro che un conto è giocare contro questo Chievo e un altro sarà giocare martedì contro il Malaga, ma la prima vera goleada rossonera di quest’anno non può far altro che suscitare buoni sentimenti.

Twitter: @Chrisbad87

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