Per una squadra in difficoltà sfruttare i calci da fermo dovrebbe essere un punto fermo, soprattutto quando si parla di trasformare i calci di rigore. Ad oggi il Milan è proprio quella squadra in difficoltà, e non riesce neanche a sfruttare i penalty a favore: nel match casalingo con la Fiorentina, quando il punteggio era sull’1-0, Pato si è presentato dagli undici metri ma al fischio dell’arbitro ha sprecato l’occasione del pareggio calciando alto. Può succedere a tutti di sbagliare, per carità, ma in un momento dove non si fa gol se El Shaarawy non è in giornata, diventa fondamentale buttarla dentro.
Sulla questione dischetto Allegri ha parlato chiaro nel dopo gara: “I rigoristi del Milan sono Pazzini, Robinho e De Jong, ma oggi non erano in campo”. Il problema è che il mister non ha ben chiaro che il calcio di rigore è una questione anche, e soprattutto, mentale, è una sfida di nervi tra portiere e attaccante; quindi dal dischetto dovrebbe presentarsi uno giocatore con la mente sgombra, sicuro di buttarla dentro. Purtroppo col senno di poi si è vista tutta la fragilità di Pato e la sua voglia di fare che finisce nello stra-fare.
Aumentano i rimpianti se poi si pensa che solo l’anno scorso si presentava sul dischetto un cecchino dei rigori come Zlatan Ibrahimovic. Il suo rigore non cambia mai: rasoterra, alla destra del portiere, forte. Questa è la soluzione vincente di chi tranquillamente sa come si deve battere un rigore imparabile. E tutti i giocatori dovrebbero prendere esempio da lui, non andare a calciare senza un’idea e vedere all’ultimo momento quale potrebbe essere la soluzione migliore, incappando poi in errori come quello di Pato. Allegri difende il numero 9 e si nasconde dietro l’assenza delle prime scelte: ma Pazzini, Binho e De Jong calceranno mai un rigore alla Ibra?