Che confusione, Mister! Così dove andiamo? – UPDATE: fiducia confermata nella notte, Berlusconi venerdi a Milanello

Vent’anni fa Vujadin Boškov, allenatore preparato e mago dalla sintesi dialettica, sentenziò: “Squadra che vince non si cambia”. Da allora il calcio si è notevolmente evoluto, si giocano fino a 60 partite a stagione e il ritmo gara è tutt’altra cosa. E’ innegabile però che trovare un undici titolare resta anche ai giorni nostri un valore aggiunto. Certo l’alternanza di Coppe a campionato impone una rotazione di elementi, ma un allenatore ha l’obbligo di dare una precisa identità alla propria squadra.

Dopo il match casalingo col Chievo, tifosi e addetti ai lavori avevano percepito che seppur a fatica, Allegri avesse trovato la quadra. Quattro difensori, Montolivo più un interditore sulla mediana, El Shaarawy inamovibile largo a sinistra con Emanuelson a destra e soprattutto Bojan a supporto di una punta. Lo spagnolo in quella posizione aveva dato finalmente le garanzie che il Boa non era stato in grado di regalare al Diavolo. Tredici sofferte partite per trovare l’uomo capace di dare una parvenza di gioco ad un Milan noioso e fino ad allora molto poco incisivo, e poi?

E poi ieri pomeriggio, nella partita che poteva dare slancio alla classifica rossonera, l’inspiegabile scelta di far riposare inizialmente il prodotto della cantera blaugrana. Due incertezze difensive sconcertanti e il rigore calciato al primo blu di Pato, completano infine l’ennesimo primo tempo da dimenticare. Forse il piccolo e talentuoso 22 milanista poteva non essere al 100% della condizione, ma la triste realtà è che abbiamo di nuovo regalato un tempo agli avversari. Con dinamiche diverse, ma è stata la copia della partita di Palermo e di Roma con la Lazio. Una formazione iniziale concettualmente sbagliata costringe il Milan ad un assalto all’arma bianca e ad una rimonta MAI riuscita completamente quest’anno.

A questo punto le domande sono molteplici e sorgono spontanee. Perché non schierare dal primo minuto i giocatori più in forma? Perché metter in campo una squadra con la speranza di arrivare in parità all’intervallo? Perché riproporre Boateng trequartista dopo tutte le prove deludenti? Perché ostinarsi a far giocare Pato dall’inizio, malgrado risulti sempre avulso dalla manovra e lontanissimo dal campioncino ammirato e osannato fino un anno e mezzo fa? Perché per di più farlo a San Siro, dove la pazienza dei tifosi è ai minimi storici? Perché togliere Ambro, unico recuperatore di palloni e anima orgogliosa seppur pasticciona di questo Milan, inserendo un abulico Robinho? Gli interrogativi di partita in partita sembrano moltiplicarsi anziché diminuire, anche quando le soluzioni appaiono chiare agli occhi di tutti.

La tensione nello spogliatoio rischia di salire oltre i livelli di guardia e non aver saldo il timone nel filotto di partite che ci attende, potrebbe esser davvero deleterio. Le poche certezze costruite con fatica in questa complessa annata, devono esser consolidate. E’ impensabile trovare continuità di risultati stravolgendo così spesso lo schieramento. Sabato si va al San Paolo, fronteggiamo un tecnico che ha addirittura coniato il termine ‘titolarissimi’. Sarà d’ispirazione per Allegri?

UPDATE (ore 10.20): Secondo quanto si apprende da SkySport, nella notte è avvenuto l’incontro tra Allegri, Berlusconi e Galliani. L’allenatore rossonero è stato nuovamente confermato. Il presidente Berlusconi venerdi sarà a Milanello per incontrare i singoli giocatori e motivarli.

Twitter: @fabryvilla84

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