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Max, adesso basta cambiare. Scegli una strada e percorrila fino in fondo. Lo ha fatto il Milan con te, fallo anche tu con la squadra. Galliani ha scelto di proteggere l’allenatore dai molteplici attacchi interni (Berlusconi) ed esterni, comprese le auto-candidature più o meno esplicite e piú o meno autorevoli di ex rossoneri che dicono di avere a cuore i nostri colori. Dicono. La societá, intesa come Galliani, ha fatto di tutto per “non cambiare” allenatore.
Ha persino chiamato i singoli giocatori alle loro responsabilità con un ritiro quantomai insolito e salutare. Ha strigliato uno per uno quelli che andavano e vanno messi in riga. Dal Balotelli di Francia Niang all’altro ribelle d’Oltralpe Mexes, da Melissa Prince ex Boateng al montatino Abate, dal fantasma di Pato all’ormai ex rossonero Robinho. A proposito, piccola parentesi, Binho, protagonista indiscusso del 18esimo, sta sempre più “ronaldinheggiando” di giorno e di notte, in attesa di tornare al Santos. Il volo è giá prenotato per il 23 dicembre. Biglietto di sola andata.
Tornando ad Allegri: dopo avergli smontato la squadra la società sta facendo di tutto per portarlo indenne alla fine di questa burrascosa stagione. Ma, adesso, lui deve metterci del suo. Trovata la formula vincente della difesa a 3 e dello strano tridente con Emanuelson ed El Shaarawy sulle fasce, perchè cambiaria ancora? Perchè? Perchè andare in casa del modesto Palermo e difendersi per un tempo con un centrocampo imbottito di mediani e un attacco privato dei “pochi” piedi buoni a disposizione. Perché varare il 3-5-2, cioè il quinto modulo diverso da inizio stagione? Perché rispolverare uno mai utilizzato come Flamini? Perché tutte queste novitá proprio dopo che avevamo ritrovato equilibrio e risultato? Max, io ti ho sempre difeso, ma questa non l’ho capita. Il pensiero che sto esprimendo io è lo stesso che a brutto muso gli ha rappresentato Galliani durante il turbolento volo Punta Raisi-Malpensa. E stavolta Allegri ha traballato davvero. Non, come ha scritto erroneamente la Gazzetta, per volere di Berlusconi, che manco ha visto la partita. Ma per iniziativa di Galliani che, in fase di atterraggio, ha confessato ai presenti: “Non serve che si arrabbi il presidente, basto io!“. Il tutto prima di dichiarare “tutto risolto“.
É cosí che l’entusiasmo per la rimonta e per l’ottavo gioiello del Nilo sono stati superati dal rimpianto di non aver attaccato il modesto Palermo dall’inizio. Cosa che sarebbe bastata per vincere il match. Allegri ha l’attenuante di dire che il Milan probabilmente avrebbe vinto lo stesso se il solito Abate non si fosse improvvisato “guardia” dell’Armani Jeans al 46esimo minuto. Questo colpo mancava al suo repertorio di modesto terzino… Chissà che a Parigi non abbiano bisogno anche di un valido cestista…
Passata un’altra bufera prepariamoci al Chievo. Questa è da vincere a tutti i costi. Dovrebbero tornare a dare una mano alla squadra i signori Boateng e Muntari con sentimenti molto diversi. Il primo sarebbe anche ora, il secondo ha bruciato i tempi di recupero perché si sentiva in colpa per l’infortunio. E non vede l’ora di farsi perdonare. Speriamo che si sentano in colpa anche altri della rosa…
E a proposito di sentirsi in colpa. Lo confesso, credevo di aver esagerato a sbandierare in tv quotidianamente la foto di Muntari alludendo allo storico errore del trio Romagnoli-Tagliavento-Rizzoli in Milan-Juve del 25 febbraio scorso. E invece l’altro ieri ho capito che ero e sono sulla strada giusta. Quando ho scoperto che oltre al celebre gol di Muntari c’è stato un altro gravissimo errore a nostro danno: il rigore concesso e poi revocato dall’arbitro Damato in Lazio-Milan per netto mani di Dias. Chi fece cambiare idea all’arbitro? Ma che domande! Luca Maggiani, quello del capolavoro di Catania. Quello che sul suo profilo facebook aveva non solo lo stemma della Juve, ma anche il “cartello” di Lazio-Milan, quasi come per dire: “Ho partecipato anch’io allo scudetto della mia Juve“. Sembrava impossibile che un professionista della bandierina si lasciasse andare a una leggerezza simile e infatti l’AIA ha smentito categoricamente.
Peccato che quell’account di Facebook avesse come mail di riferimento l’indirizzo di una societá di Prato chiamata Il Raggio Verde. Societá con due soci: uno sconosciuto di nome Rossi e l’altro di nome… Luca Maggiani! Sí proprio lui, uno di quelli che ci ha fatto perdere il 19esimo!
ElShaao a tutti!