A ragione, la settimana appena cominciata viene considerata quella della verità in casa rossonera. Domani, la complicata trasferta di San Pietroburgo per tentare di rimediare al brutto pareggio interno con l’Anderlecht e soprattutto per non rischiare di compromettere il cammino in Champions League. Domenica sera, un derby che arriva con i cugini nerazzurri avanti di 5 puntie apparentemente più in salute dei ragazzi di Allegri. Una stracittadina che avrà anche il valore del primo vero test del Milan contro una rivale di alta classifica, grazie al quale si conosceranno le reali potenzialità in ambito campionato.
Il pareggio di Parma lascia indubbiamente molti rimpianti per non essere riusciti a conquistare 3 punti ampiamente alla portata e sfumati per la solita clamorosa dormita su palla inattiva. Accanto a un El Shaarawy che sta trovando la continuità di rendimento che meritava e che sembra pronto a prendersi sulle spalle le sorti della squadra, il tecnico livornese ha proposto delle soluzioni tattiche e a livello di uomini che possono dare qualche certezza in più per il prosieguo della stagione. In difesa, Zapata sta crescendo a livello di condizione e di affiatamento con i compagni di reparto e pare candidarsi a un ruolo titolare fisso. Peccato che il solito Mario Yepes, l’unico libero vecchio stile rimasto in rosa dopo gli addii di Nesta e Thiago, non sia più un ragazzino, perché il duo colombiano è stata finora la coppia di centrali che ha convinto maggiormente.
Passando in mediana, in attesa del miglior Montolivo, perché non proporre finalmente Boateng nel ruolo di mezzala? La possibilità di partire più lontano dalla porta potrebbe togliere il ghanese dall’imbarazzo di interpretare il ruolo di trequartista con caratteristiche che non gli sono proprie e agli avversari che hanno imparato a conoscerlo punti di riferimento. Manca qualità e imprevedibilità in mezzo, si diceva. Bene, il Boa è in grado di darne in quantità e lo stesso Allegri ha confessato, dopo Udine, che in quella posizione può diventare uno dei migliori.
L’attacco, infine, ha visto il primo Bojan dall’inizio e le risposte fornite dallo spagnolo al “Tardini” sono state più che incoraggianti. L’ex Barça è imprescindibile in una squadra che vuole giocare col 4-3-3 e che necessita come il pane di gente che salti l’uomo e sappia dialogare nello stretto. Resta da chiedersi che ne sarà di Pazzini, abituato a ricevere cross dalle fasce come se piovesse e finito in una formazione che non predilige da anni il gioco sulle corsie esterne. E se il Pazzo, col rientro di Pato e il pieno recupero di Robinho, finisse per rivelarsi uno di troppo negli schemi di Allegri? Al tecnico livornese l’ardua risposta.