Come Baggio ai Mondiali del 1998 contro il Cile: palla fra i piedi, uno sguardo in mezzo e ti accorgi che non c’è nessun compagno in area. L’avversario arriva in corsa, braccio largo e allora ci provi: male che ti va esce un cross corto. Ma nella migliore delle ipotesi ti ritrovi sul dischetto pronto a siglare il vantaggio della tua squadra su calcio di rigore. Ed è proprio in questo modo che ieri sera Miccoli ha portato in vantaggio il Palermo, sul finire del pimo tempo, tagliando le gambe alla squadra di Allegri. Un comportamento discutibile che in una settimana di polemiche post-Catania non fa altrro che alimentarne altre.
“Io credo, -ha commentato il capitano rosanero ai microfoni di Gold 88–, sempre che quando non si sa che fare si deve cercare di tirare sulla mano. In questo caso era rigore netto, Abate aveva il braccio largo e l’arbitro ha fatto bene a fischiare il rigore“. Un’ammissione che nella settimana dopo il fattaccio del Massimino alimenta polemiche e ne scrive altre, strappando pagine di giornali. Miccoli ha fatto quello che gli avrebbe detto ogni tifoso della sua squadra: porta a casa il massimo. E il massimo si chiamava rigore, a discapito di un Abate che cade nel tranello come se fosse al primo anno di Serie A. Perchè non sbaglia Miccoli a cercare il rigore, ma Abate a procurarlo.
Milan sotto di un gol dopo il primo tempo, di due dopo tre minuti dall’inizio del secondo tempo ma comunque porta a casa un pari dal sapore amaro: vista la prestazione della ripresa, rimane la delusiozne per non essere scesi in campo dal primo minuto. Adesso basta polemiche e testa a sabato: a San Siro arriva un agguerrito Chievo. E non sono ammessi ulteriori passi falsi.
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