L’eterno dubbio: problema tattico o rosa scarsa?

L. Ferrato – BBC

Arrivati a metà ottobre, con nebbie e freddo ancora di là da venire, vedere un Milan già senza obiettivi stagionali, sembra una cosa insolita.O quantomeno non ne eravamo più abituati da molto tempo.

La domanda è ormai la stessa da due mesi a questa parte: è essenzialmente un problema tattico, che quindi coinvolge in maniera diretta l’allenatore, oppure è un problema di scarsa qualità della rosa? Oppure ancora trattasi di squadra completamente sfiduciata e destinata allo smantellamento più totale? Un’analisi tattica del derby ci potrebbe aiutare a fissare alcuni punti.

Innanzitutto dobbiamo dire che una squadra che prende gol dopo tre minuti – come anche chi segna così presto – risulta fortemente segnata per tutto il resto della partita, soprattutto in partite di questo livello. Quindi già dobbiamo chiederci se il netto possesso palla del Milan è dovuto a una buona gestione della sfera, oppure favorito da un atteggiamento dell’Inter che ha potuto così difendersi e giocare di rimessa per i restanti 90 minuti? Il possesso palla del Milan comunque è stato abbastanza sterile, la palla girava lentamente, De Jong mai una volta che verticalizzava il gioco, mai una volta che si prendesse la responsabilità di un passaggio difficile, ma sempre palla in orizzontale al compagno più vicino.

Le occasioni nel primo tempo non sono state molte, ed è stato un peccato non sfruttare quella fascia sinistra così libera, dove forse De Sciglio non è completamente a suo agio, e i pochi cross che gli sono riusciti non sono arrivati ai “giganti d’area” Bojan Krkic e Urby Emanuelson. All’inizio del secondo tempo, l’espulsione di Nagatomo ha indubbiamente favorito i rossoneri che hanno così potuto mettere l’Inter all’angolo senza più farla uscire per il resto della partita. Le sostituzioni di Allegri sono state corrette e opportune. Obbligata quella di Abate per l’infortunato Bonera, logica quella di Robinho per un De Sciglio poco brillante ed in difficoltà. Robinho ha favorito l’avanzamento di Emanuelsson sulla sinistra, sicuramente più a suo agio nei cross in area rispetto al giovane appena arrivato dalla Primavera. Forse un po’ tardivo l’ingresso di Pazzini per El Shaarawy. Il “piccolo Faraone” è apparso spaesato e forse anche un po’ frenato dall’emozione e, nonostante Pazzini non sia riuscito ad incidere nel match- sbagliando anzi molto, anche le occasioni apparentemente più facili- il suo ingresso per sfruttare le palle alte era logico, a quel punto serviva l’uomo d’area, l’uomo in grado di creare anche un po’ di casino e confusione nella folta area nerazzurra.

Nonostante questo, però, il Milan non ha sfruttato nemmeno la superiorità numerica per un intero tempo. Le occasioni migliori sono stati i tiri di Montolivo da fuori area, ma da Boateng, Robinho, Pazzini ed Emanuelson nulla di nulla, non un’accelerazione, non un’invenzione, non un cambio di ritmo che avrebbe potuto spaccare la partita.

Diamo quindi merito ad Allegri di non aver sbagliato l’approccio tattico alla partita – il 4-2-3-1 lo volevamo tutti come panacea a tutti i mali no? – pur criticandolo dal punto di vista motivazionale, visto che neanche stavolta abbiamo visto i rossoneri giocare con la bava alla bocca, con gli occhi iniettati di sangue, “alla Juventus” insomma.
Quindi quale conclusione? Scarsa qualità o poca concentrazione/motivazione?

Penso che ogni tifoso milanista domenica sera abbia tratto le sue conclusioni, porgendo magari un orecchio alle notizie che provenivano da Marsiglia, sponda PSG, e dando un occhio alla classifica, che vede il Milan al momento solo due punti sopra la zona pericolo. Alla ripresa del campionato si sarà la partita a Roma con la Lazio. Forse non il modo migliore per riprendere confidenza con un campionato diventato così difficile e complicato.

TWITTER: @lucaferrato

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