La rimonta non inganni: questo Milan ha paura

Finché la paura non abbandonerà il Milan, finché si attenderà solo di finire ad un passo dal baratro per risorgere, finché il cambio di passo arriva solo quando la partita sembra compromessa, beh, poco potremmo aspettarci da una stagione nata sotto i peggiori auspici e che, giornata dopo giornata, continua a non scostarsi dalle impressioni di luglio. Il Milan esce da Palermo con un pareggio che molto ricorda la sconfitta di Roma con la Lazio: inizio tragico, con circa un’ora regalata agli avversari, poi il cambio di rotta che può bastare, come al “Barbera”, ma anche no, come all'”Olimpico” dove la caratura dell’avversario era essenzialmente superiore.

Dodici gol fatto e dodici subiti per undici punti in classifica, ma anche la prima rimonta di quest’anno: un piccolo contentino che non inganni su possibili uscite dalla crisi, anche perché i limiti di ogni reparto sono sempre più evidenti e tutti legati, ancora una volta, a paura ma anche a nervosismo. Si veda Mexes, che alterna buoni (rari) spunti a una bile sempre pronta a sgorgare, ma anche Abate che regala ingenuamente un rigore come fosse la meno esperta delle matricole. Luci e ombre da un Constant multiuso, al quale si deve comunque dare tempo e chance, ombre varie da un ingiudicabile Flamini e da un Nocerino che si trova troppe volte nella condizione di dover servire lui i compagni al limite. Ma non dovrebbe farlo Montolivo?

Capitolo moduli: la già citata (e conclamata) paura di tutto il clan non viene certo attenuata dal continuo cambio di pedine, di gerarchie, di disposizioni in campo. Dal 4-3-1-2 che è durato per oltre due anni, a, in ordine: 4-3-3, 4-2-3-1, 3-4-3, 3-5-2, 4-2-4. Tutta salute per chi deve parlare di cifre, ma non per una squadra che rischia di non raccapezzarsi davvero più. È per quello che il punto di Palermo, pur figlio di una rimonta, continua a lanciare segnali negativi: segnali di un sistema davvero allo sbando.

Twitter: @Chrisbad87

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