El Shaarawy on fire: siamo nelle sue mani

Da quando il calcio è stato inventato, le stagioni delle singole squadre non vengono caratterizzate soltanto dalle vittorie, ma anche dalla presenza di quegli effettivi che rimangono nei cuori e nelle menti dei tifosi per doti superiori alla media, capacità di mutare il volto delle partite e spirito di sacrificio. Trattasi di un dato di fatto. Nemmeno le annate in cui prevale la sofferenza, come quella che il Milan sta a oggi vivendo, fanno eccezione. 

Da un gruppo che manca di qualità e che si rispecchia in tutto e per tutto con la poesia di Thomas Stearns Eliot, The Hollow Men, si distingue un elemento: Stephan El Shaarawy. Il ragazzo annovera nel proprio repertorio potenzialità da campione, rapidità, abilità nel dribbling, qualità con la palla tra i piedi e personalità, non rinuncia a sacrificarsi per il collettivo e a dedicarsi alla fase di contenimento: costituisce l’ancora di salvezza del Milan. Durante l’annata in corso, in tredici incontri, ha messo a segno la bellezza di otto reti. Tutte d’importanza fondamentale, tutte volute, tutte da lui stesso architettate, che gli valgono il primo posto nella classifica cannonieri all’età di vent’anni.

Menomale che c’è lui. Senza la sua classe, la sua intraprendenza e la sua tenacia, chissà quale posizione di classifica ricoprirebbe un Milan al momento fuori dalla zona retrocessione per sole quattro lunghezze. Ecco allora che, al fine di evitare di assistere a un tracollo rossonero, dobbiamo sperare che Stephan tenga duro fino alla fine, non incappi in cali fisici e in infortuni. A dispetto di una corporatura tutt’altro che titanica, El Shaarawy sta cercando di caricarsi il Diavolo sulle proprie spalle, così come Atlante tentò di sorreggere la volta celeste. Non ci resta che sognare l’adempimento dell’impresa.

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