Il calcio moderno è un calcio senza limiti geografici, le frontiere cadono, gli orizzonti si ampliano. La strada verso il successo passa necessariamente per la ricerca dell’oro, che mai come in questi ultimi anni, si concentra soprattutto nelle steppe dell’Est.
La Russian Premier League è diventata una delle destinazioni più gradite per quei calciatori che vogliono migrare verso mete un pò più esotiche e ricche. Tra questi anche molti italiani: da Spalletti a Criscito, da Rosina a Bocchetti. Ma il calcio russo, seppur ammaliante e fascinoso, pecca ancora di un basso coefficiente di qualità e prestigio. Nonostante squadre come lo Zenit San Pietroburgo e lo Spartak Mosca presenzino da anni i palcoscenici europei e internazionali, non si contano grandi successi.
E’ pur vero, però, che in questi campionati di caratura minore, con poca storia (soprattutto recente) alle spalle, vantare due squadre tra le prime sedici d’Europa, come successo nel 2011, è molto più che una soddisfazione. Inoltre, la stessa ammissione agli Europei di quest’estate è stata tutt’altro che scontata, visto che erano passati 11 anni da quando la Russia aveva conquistato per l’ultima volta la qualificazione diretta in una competizione internazionale. Senza dimenticare che prima il Cska, poi lo Zenit, hanno portato a casa l’Europa League rispettivamente nel 2005 e nel 2008.
La Russia nuova “terra promessa” del calcio? Difficile dirlo, per ora. Ma, solitamente, là dove ci sono le possibilità economiche, ci sono anche i risultati più fertili. “I soldi non comprano la felicità”, ma comprano i calciatori. I Mondiali del 2018 contribuiranno ad un ulteriore miglioramento della gestione del calcio russo, con la costruzione di nuovi impianti, e più in generale con la stimolazione di una mentalità non ancora abituata a questi meccanismi, rispetto alle potenze europee ormai consolidate.
La Russia è in una fase di “work in progress”, tra investimenti, capitali ingenti e il desiderio di avvicinarsi sempre più al calcio che conta. Le risorse ci sono, e appaiono raddoppiate se paragonate a quelle scarne delle società europee in piena crisi. Chissà che la Russia non diventi presto un “trovare l’America…”.