Certamente, il capro espiatorio di questa infinita debacle continua a essere Massimiliano Allegri. Tuttavia, riflettendo anche solo un istante, una domanda (che sembra retorica) sorge spontanea: ma con gli uomini che la società gli ha messo a disposizione, cosa può fare il tecnico livornese? Una posizione di classifica così drammatica forse non era prevedibile, ma sicuramente non ci si poteva aspettare, dopo il terremoto estivo, un campionato di vertice. E se sei costretto a giocare con le riserve dello scorso anno, se hai perso i leader della tua formazione perché il club ha bisogno di liquidità, se quei pochi buoni giocatori rimasti steccano in maniera incessante, qual è questa benedetta colpa di Allegri? Un qualsiasi altro allenatore sarebbe capace, con gli uomini che ha disposizione, di lottare per traguardi importanti? La risposta sembra abbastanza scontata, per cui riteniamo sia poco corretto addossare tutte le colpe all’allenatore. La colpa sta quasi totalmente da un’altra parte, da quella parte che ha abbandonato una squadra costruita malissimo in difesa, sia sulle fasce che centralmente, che a centrocampo non ha un solo giocatore in grado di dare fantasia e rapidità al gioco e che ha lasciato andare troppo facilmente uno dei più grandi bomber in circolazione. Riflettiamo. IN RIBASSO.
Analizzando la partita di ieri, si sono puntualmente riviste tutte le lacune e le amnesie della quasi totalità dei precedenti ko. La fase difensiva è imbarazzante, come detto, sia centralmente che sulle corsie. L’anno scorso al centro c’era la coppia più forte del mondo, adesso chiunque sfidi il Milan ha vita facile come chi affonda il coltello nel burro; sulle fasce, come detto, il nulla più totale. I terzini non difendono, non spingono, non crossano. Non parliamo del centrocampo. Qualche anno fa i rossoneri potevano vantare uno dei reparti centrali con più fantasia al mondo, adesso non esiste un solo giocatore di qualità, e questa è forse la maggiore colpa di Allegri. In attacco non va meglio. Sì, si segna, ma ci pensa sempre e solo El Shaarawy. IN RIBASSO.
El Shaarawy, abbiamo detto. Per l’ennesima volta, insieme a Emanuelson, è l’unica nota, non diciamo positiva, ma almeno sufficiente, della prestazione rossonera. Sono gli unici a mostrare una certa reattività, una certa corsa, un minimo segno di freschezza atletica. La mezza reazione della squadra passa quasi interamente da loro. E anche da Pato, che ha contribuito a dare al gioco quella vivacità che costituisce un barlume di speranza. Infatti, adesso non ci resta che sperare. IN RIALZO.
Se il Faraone ed Ema rappresentano, a oggi, l’unica nota positiva, il momento no della squadra di Allegri è rappresentato alla perfezione da Kevin Prince Boateng. Il calciatore che quest’anno avrebbe dovuto trascinare un Milan privato dei senatori e dei fuoriclasse Ibra e Thiago, che ha voluto il numero 10 sulle spalle e che si sentiva di poter ottenere la definitiva consacrazione, sta clamorosamente, drammaticamente, fallendo in tutto e per tutto. Ne viene fuori che, in quanto fulcro del gioco della squadra, il Ghanese ne sta condizionando pesantemente il modo di giocare, tanto da poter affermare che i rossoneri, con lui in campo, è quasi come giocassero in 10. Tutto ciò balza clamorosamente agli occhi quando Boa lascia il campo per Emanuelson. Improvvisamente la manovra diviene più fluida, la squadra gira meglio e la velocità di gioco aumenta. Più semplice di così! IN RIBASSO.
This post was last modified on 21 Ottobre 2012 - 19:07