Nutella rossonera. Sembra solo una boutade quella che oggi riferisce il quotidiano Leggo, secondo cui la famiglia Ferrero sarebbe interessata all’acquisto di Milan. Il giornale free-press parla di “indiscrezione dai salotti buoni di Torino” e di “un’operazione cominciata due anni fa e pronta a concludersi a breve”. A menare le danze, ovviamente, sarebbe Michele Ferrero, l’imprenditore di Alba classe 1925, che col suo gruppo dolciario si è piazzato al 23esimo posto nella classifica annuale degli uomini più ricchi al mondo, stilata da Forbes.
Ferrero rafforzerebbe la sua immagine con l’acquisizione di una parte o di tutto il Milan? L’ipotesi è alquanto azzardata. E, salvo colpi di scena, è davvero difficile che si possa concretizzare. Basti ricordare qualche episodio recente. Nel 2010 la famiglia Ferrero fu molto chiara a proposito dei rapporti col pallone. Quando si parlò di un interessamento per l’acquisto del Torino da Alba venne diffusa questa nota ufficiale: “Non c’è alcun interesse ad acquistare il Torino ma soprattutto non è intenzione della famiglia Ferrero entrare nel mondo del calcio“. Non solo. Si è parlato anche di Juventus, a proposito del progetto per il nuovo stadio. La società bianconera quattro anni fa incaricò la SportFive di trovare lo sponsor che si sarebbe legato col proprio nome all’ex Delle Alpi. Pare che qualche sondaggio venne fatto proprio con la Ferrero, in quanto gruppo italiano, torinese, noto in tutto il mondo. Ma ad oggi lo Juventus Stadium si chiama così proprio perché non vi è stato alcun accordo.
Non dimentichiamo, infine, che lo scorso agosto il gruppo Ferrero ha dovuto smentire indiscrezioni che affermavano l’intenzione di spostare in Turchia la produzione della Nutella. Semmai, come spiegato dall’azienda, si sta solo espandendo il mercato. Un bel segnale in tempi di crisi. Segno che i prodotti dolciari col marchio Ferrero tirano sempre e comunque. E continuare ad investire sul proprio core-business non fa pensare a imminenti deviazioni dalla rotta.
In questo contesto i Ferrero vorrebbero davvero inserirsi nel mondo del calcio a suon di milioni? Difficile, davvero molto difficile. Forse anche ricordando la discrezione assoluta di Michele Ferrero e del figlio Giovanni, senza dimenticare il giovane Pietro scomparso l’anno scorso. Un atteggiamento riservatissimo, tipico della terra langarola, che fa a pugni con riflettori televisivi e apparizioni mediatiche. Fa a pugni col calcio. Perché come disse un anno fa Giovanni Ferrero ad Aldo Cazzullo sul Corriere della Sera: “Non è ritrosia, falso pudore, assenza di velleità di protagonismo. Siamo discreti perché crediamo che focalizzarci sul lavoro sia il nucleo duro del nostro vantaggio competitivo. Riuscire a fare il meglio, nei nostri modesti limiti, è il nostro modo di contribuire alla crescita economica. Noi non ci schieriamo politicamente. Lei mi chiede un giudizio su Berlusconi in politica; ma io non me la sento di darlo, in questo guardo le cose più da europeo che da italiano. Ci siamo sempre ispirati alla famiglia Mars, un modello di discrezione, di lavoro, e anche di sobrietà nel successo. Anche noi siamo fedeli alla nostra storia e al nostro ruolo di imprenditori”. Ecco “sobrietà”. Cercate questo vocabolo nel dizionario dei contrari della lingua italiana. Magari lo troverete sotto la voce “calcio”.