Senza la qualità si va a casaccio ed è buio pesto

Uno dei punti più bassi della storia berlusconiana del Milan. Senza ombra di dubbio, si può sintetizzare così l’attuale situazione rossonera. Fra i tanti problemi e le tante ragioni che si possono individuare per descrivere lo stato attuale delle cose, la mancanza di qualità, di piedi buoni e il bassissimo tasso tecnico della rosa a disposizione di Mister Allegri, ameno rispetto al recentissimo passato, sono elementi di assoluta rilevanza per dare una chiave di lettura significativa alla crisi di gioco e risultati.

Per dare un’idea della validità della nostra tesi, basta prendere in considerazione due dati di fatto incontestabili ed inequivocabili. Il primo: Ruud Gullit, Dejan Savicevic, Zvonomir Boban, Manuel Rui Costa, Clarence Seedorf, Kevin Prince Boateng. Nell’era Berlusconi la maglia numero 10 è stata sulle spalle di questi interpreti. Ora, il Boa se sta bene e riesce ad esprimersi al meglio (cosa che non fa da circa un anno ormai) è un fenomeno in quanto a dinamicità, aggressività, corsa ed inserimenti, è uno che ti spacca le partite. Ma, dal punto di vista tecnico, fra lui e i fenomeni che lo hanno preceduto con quella maglia c’è un abisso imbarazzante. Giocatori dai piedi deliziosi e dalla tecnica talmente sopraffina, che il paragone diventa quasi un insulto. 

Il secondo. Nell’ultima sessione di calciomercato sono andati via (cito solo quelli che si possono considerare superiori alla media dal punto di vista tecnico), Nesta, Thiago Silva, Zambrotta, Seedorf, Cassano, Ibrahimovic, Inzaghi. La lista si allunga impietosamente se aggiungiamo Pirlo e Ronaldinho, che sono comunque partenze da annoverare sotto la gestione Allegri. Al loro posto sono arrivati, i veri Acerbi, Zapata, Constant, Traorè, Bojan, Pazzini, che si vanno ad aggiungere a Bonera, Antonini, Abate, Mesbah, Flamini, gente che, molto probabilmente con Ancelotti o Sacchi non avrebbe mai e poi mai messo piede in campo. Basta fare un confronto fra le due liste di calciatori e si può facilmente intuire quanto sia preoccupante la differenza tecnica fra i due Milan.

D’accordo, la rinuncia a Pirlo e la scelta di affidarsi ad un centrocampo di incontristi ci ha fatto raggiungere un primo ed un secondo posto, ma in quella squadra c’erano Thiago ed Ibra che erano i veri e propri registi (arretrato ed avanzato) col compito di impostare, inventare e far ripartire l’azione. Ora la luce non la accende più nessuno, perché nessuno ne ha le capacità tecniche e, quando quelle ci sono (vedi Montolivo, Robinho, Pato ed El Shaarawy, unici giocatori ‘dai piedi buoni’ in questa squadra), mancano le qualità caratteriali e umane. Una squadra come il Milan, per la sua storia e la sua filosofia di calcio, non può permettersi una tale apatia qualitativa e tecnica e, senza i fuoriclasse, di partite se ne vincono davvero poche.   

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