Quella che è appena passata è stata senza dubbio l’estate più travagliata degli ultimi tempi in casa Milan. Le cessioni illustri, i ritiri di uomini cardine dello spogliatoio rossonero, un mercato in entrata di basso profilo e, giusto per non farci mancare niente, una sconfitta casalinga contro una neopromossa all’esordio in campionato. Il tutto condito, ovviamente, con le solite polemiche all’italiana. L’ultima settimana di calciomercato ha rinforzato un po’ la rosa a disposizione di Mister Allegri, regalandogli tre pedine importanti per il suo scacchiere tattico come, De Jong, Bojan e Nyang. Acquisti importanti, tanto da far scappare a Galliani un: “Ora Allegri non ha più alibi, deve vincere il campionato”. Il tecnico livornese ha ribadito immediatamente che questo Milan lotterà per arrivare fra le prime tre, ma che la Juventus rimane la più forte.
Noi, non ce la sentiamo di reputare l’attuale rosa a disposizione del Mister superiore o alla pari della Juventus, sarebbe un’eresia dire ciò all’attuale stato delle cose, ma neanche di tacciare Adriano Galliani di follia dopo quelle dichiarazioni. Vero è che ci sono state partenze illustri, ben 12 addii dolorosi e non coperti alla perfezione e che Ibra e Thiago, molto probabilmente, sono i migliori al mondo nei loro rispettivi ruoli, ma è anche vero che l’allenatore rossonero ha a disposizione un ventaglio ampio di giocatori e varie possibilità nell’assemblare una squadra che, almeno in Italia, può ancora tranquillamente dire la sua.
Se consideriamo che questo Milan ha almeno due giocatori per ogni singolo ruolo, ci rendiamo conto di quanto si possa lavorare su questo gruppo per cercare di far scendere ogni domenica (o qualsiasi giorno infrasettimanale che sia) in campo la formazione migliore possibile. I veri problemi per Allegri sono dietro perché, quando si è abituati a poter contare su gente come Nesta e Thiago Silva, o almeno uno di loro, e poi se ne deve fare improvvisamente a meno di entrambi, la situazione non è propriamente semplicissima da risolvere. Inoltre, non ci sono veri top player nel ruolo (di centrali o esterni si parli), ma gente che può crescere. Ma, la maturazione di De Sciglio, la voglia di Abate di confermarsi esterno da Nazionale, le aspettative su Acerbi, l’ardore di rivalsa di Zapata e Mexes, sono già un buon materiale su cui lavorare. Contro la Samp la coppia Bonera-Yepes ha lasciato a desiderare. A Bologna con l’inserimento di Acerbi per il colombiano, le cose sono andate leggermente meglio. Ma il problema vero fin qui è stata la mancanza di un vero leader, uno che riesca a prendere in mano la terza linea. Sarà compito del tecnico toscano trovare il giusto equilibrio ed una coppia centrale di difesa affiatata che possa farci dormire sonni tranquilli.
Dalla cintola in su il discorso cambia. Qui ci si può davvero sbizzarrire, sia per quel che riguarda gli uomini a disposizione, che il modulo da adottare. Il primo lettore attento potrebbe ribattere dicendo: Ma Allegri non ha mai cambiato modulo da quando è al Milan, ha sempre giocato con il 4-3-1-2, perché dovrebbe farlo ora? Ma è proprio questo lo spunto di riflessione maggiore che cerchiamo di sviluppare. Sarebbe giusto rimanere ancorati al solito modulo anche quando cambiano gli interpreti? Se prima l’azione offensiva girava attorno alla grandissima forza catalizzatrice di Ibra, ora come vuole giocare questo Milan? Le alternative sono davvero tante. Gente come De Jong, Ambrosini, Nocerino, Muntari (quando tornerà) potrebbe tranquillamente mettersi davanti alla difesa e fare da diga ad un modulo che prevederebbe tre trequartisti dietro ad una prima punta.
Gente come Bojan, Robinho, El Shaarawy, Pato, Emanuelson, lo stesso Montolivo che agli ultimi Europei ha svolto egregiamente il ruolo di trequartista, Boateng, si troverebbe alla perfezione (a seconda delle rispettive caratteristiche ovviamente) a ricoprire ognuno uno dei tre ruoli di trequartista dietro all’unica punta. Sette effettivi per tre caselle da coprire in campo, con la possibilità di alternare a proprio piacimento, ciascun giocatore a seconda della gara che si andrebbe a disputare. In questo modo, visto gli interpreti a disposizione, si avrebbe la giusta copertura dietro (quasi tutti i sopracitati sono predisposti a sacrificio e ripiegamenti a centrocampo) e si esalterebbero ancor di più le caratteristiche di Giampaolo Pazzini che potrebbe trasformare in oro tutto il lavoro dei propri compagni. Ovvio che il caro vecchio 4-3-1-2 o il 4-3-3 visto in alcuni spezzoni in queste prime uscite stagionali si potrebbe rispolverare sempre, in base a come si va a delineare un match o a seconda dell’avversario che si va ad affrontare.
Il cantiere è aperto. Gli uomini a disposizione sono adatti e predisposti a poter fare un certo tipo di discorso e a far cambiare, provare e riprovare al Mister la giusta soluzione per portare questo ‘nuovo’ Milan più in alto possibile. L’importante in questa stagione sarà imparare ad essere camaleontici e, perché no, adattarsi all’avversario che si avrà di fronte. L’imperativo sarà non aver paura e rimboccarsi le maniche prendendosi qualsiasi tipo di rischio. Nell’anno zero si potrà anche sbagliare, ma sarebbe un delitto non provarci nemmeno.