Ancora una new-entry a SpazioMilan.it, che da oggi e per ogni mercoledì alle 8 ospiterà il punto di vista del corrispondente della BBC Sport, Luca Ferrato. Potete inviare le vostre domande e curiosità a Luca scrivendo a redazione@spaziomilan.it o lasciando un messaggio sulla nostra pagina Facebook.
Tra il 4-3-1-2, che pare essere diventato il nuovo “marchio della casa”, il 4-2-3-1, modulo moderno e di tendenza a cui tutto abbiamo pensato dopo l’arrivo di De Jong e il 4-3-3 che fa molto “calcio totale”, al Milan di oggi servirebbe più il 5-5-5 di “Banfiana” memoria, quello che si voleva far adottare alla Longobarda del fenomeno brasiliano Arsitoteles.
Il Milan attuale, al di là di equivoci tattici e bassa qualità della rosa, sembra mancare soprattutto di convinzione, agonismo, voglia di mettere in campo quel qualcosa in più, che oggi servirebbe davvero tanto. E’ impensabile che una rosa come quella attuale, pur se fortemente indebolita, si trovi a dover soccombere nel gioco contro Sampdoria e Atalanta e a concedere un pareggio casalingo a un Anderlecht che, se confrontato con la bella squadra di metà degli anni 80, è paragonabile solo per la stupenda maglia da trasferta biancomalva.
A Udine si è visto si qualche miglioramento ma, a differenza di quanto detto sia da Galliani che da Allegri, io lo limiterei solo ai primi 15 minuti di gioco, quando i tre attaccanti del Milan hanno messo in difficoltà la difesa a tre friulana. Così almeno quattro occasioni nel primo quarto d’ora, poi, dopo che un mestierante della panchina come Guidolin ha capito che i suoi stavano soffrendo troppo li dietro, ha provveduto ad arretrare Pasquale, schierando una difesa a quattro e per il Milan si è spenta la luce. A dir la verità qualcosina ancora di buono si è visto, come quel El Shaarawy schierato sulla sinistra del fronte d’attacco, nella posizione dove aveva fatto molto bene con il Padova.
Le note positive forse finiscono qui, perché poi dobbiamo parlare di un portiere che sbaglia un’uscita in un momento topico della partita, una difesa che, comunque la si schieri traballa, un centrocampo che in nessuno dei suoi uomini riesce ad essere creativo. Allegri aspettava il ritorno di Montolivo ma, come nella prima partita con la Sampdoria, l’ex viola si è mostrato lento nel muovere il gioco, privo di quell’idea o della giocata illuminante che possa cambiare una partita. Se poi difesa e centrocampo piangono, l’attacco non può certo ridere. Pazzini è un giocatore che ha bisogno di assistenza continua, possibilmente dalle fasce con cross e rifornimenti continui, mente finora i rossoneri non riescono a dargli una palla giocabile. Sembra che il resto della squadra non si sia accorto che li davanti non c’è più quel centravantone svedese di origine slava, che a costo di inaridire il gioco, veniva a prendersi la palla a centrocampo, operando spesso come centravanti arretrato (strano che nessuno in Italia l’abbia mai associato a Nandor Hidegkuti, uno dei primi “falsi nueve” che con la sua Ungheria distrusse i maestri inglesi nel 1953 a Wembley) che in dote si portava anche un bel bottino di reti.
Che fare ora con una squadra piantata al 15° posto e che viene da tre sconfitte su quattro partite in campionato? Allegri dice di non voler fare stravolgimenti tattici, tifosi e stampa pressano nella direzione diametralmente opposta. La verità però è che ad oggi un cambio tattico può correggere alcune imperfezioni ma non certo trasformare una squadra che sembra svuotata.
Non più tardi di una settimana fa, Stramaccioni si è arrabbiato quando qualcuno gli ha fatto notare che l’Inter aveva vinto a Torino con i granata giocando “da provinciale”. Bene, Allegri invece dovrebbe prenderlo come un complimento se un giudizio del genere venisse rivolto a lui dopo la partita col Cagliari. Con la squadra sul fondo classifica e con un’identità di gioco ad oggi inesistente, la necessità primaria è quella di incamerare punti, muovere la classifica, iniziare a risalire posizioni più consone alla tradizione di questa società.
Certo se la difesa appare così debole, forse mettendo a protezione quelli che una volta venivano definiti “cagnacci” come De Jong e Ambrosini (o Flamini) non sarebbe male e quindi andare incontro a quel 4-2-3-1 che troverebbe anche una collocazione a Emanuelson, finora anonimo in tutti i ruoli in cui è stato provato. La convinzione e la fiducia restano però le cose da ritrovare fin da subito, perché sono sicuro che dopo 2 o 3 vittorie di fila questa squadra potrà senz’altro migliorare. Non importa per ora se la vittoria arriverà giocando da provinciale, bisognerà prenderla senza vergognarsi, come in quel freddo 3 gennaio del 1982, quando un Milan provinciale davvero, battè i sardi per 1-0 grazie a un gol di Roberto “Dustin” Antonelli.
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