Milan-Atalanta, minuto 64: Denis fa quello che dovrebbe fare Pazzini e cioè sponda per Cigarini che trova un altro gol contro i rossoneri dopo il sinistro al volo di tre stagioni fa a Napoli per il 2-2 finale. San Siro insorge, dalla tribune si levano fischi, perchè solo quelli sono consentiti. Cigarini corre ad esultare per il campo ed è come se il tempo si fermasse: tutti i giocatori milanisti rimangono fermi, attoniti, con il cuore in gola in un sentimento misto tra delusione e paura, come quando a scuola aspettavi che la professoressa ti consegnasse il compito in classe e avevi il terrore di essere andato male. Il Milan non passa l’esame Atalanta e la domanda più assurdante che circola nel dopo partita non trova risposta: chi sono i leader di questo Milan?
La rivoluzione operata dalla società nell’estate più movimentata dell’era Berlusconi sta raccogliendo i frutti che aveva seminato: via tutti i senatori e gli unici due talismani (Thiago e Ibra) della squadra, i due fari che sapevano illuminare San Siro anche nelle serata più buie. A loro posto gente non all’altezza o non ancora pronta, bisogna solo decidere il punto di vista. Dall’alto si stanno percorrendo due strade: Galliani dichiara, col sorriso sulle labbra che lascia intendere un mondo, che l’obbiettivo della squadra è il campionato. Lo sa anche a lui che sta mentende a sè stesso. L’altra strada invece è quella di Berlusconi, avvolto in un silenzio assordante che dice moltissime cose. E nel tran-tran generale, la squadra si ritrova adesso senza più punti di riferimento in campo: Ambrosini e Abbiati, gli unici due senatori insieme a Bonera (se così si può definire), non bastano in una squadra da obbiettivi continentali e non. Gli altri si dividono dai giovani troppo giovani alle figurine per i tifosi, dai timorosi che non alzano un dito agli appariscenti che pensano più al look che al campo.
I leader di una squadra come il Milan dovrebbero essere tracciati dall’allenatore, ma anche lui non si capisce se abbia la personalità per ribaltare questo spogliatoio e spronarlo a fare di più per questa società, per questi colori, per questi tifosi. Perchè il materiale per fare bene c’è, ma va messo nella condizione di girare al meglio. Gli ingranaggi sono ancora da rodare, le gambe ancora da sciogliere: ma il tempo stringe, martedì a San Siro arriva l’Anderlecht pronto a un altro colpaccio. E’ ora che i veri leader tirino fuori gli artigli.