Si mise in evidenza nelle piccole squadre del suo paese come un ottimo centravanti; la passione lo rendeva sempre più forte e moltiplicava le sue capacità. Non aveva ancora 17 anni quando fu notato e opzionato dal Palmeiras. In pochi mesi cambiò tutto; col club di San Paolo segnò 32 gol in due stagioni e si meritò la convocazione nella nazionale brasiliana per il vittorioso mondiale del 1958. Fu un incredibile misto di gioia e stupore: Josè si ritrovò giovanissimo (appena 20 anni) in mezzo a fuoriclasse assoluti come Pelé, Vavà, Garrincha, Zagallo e con tutti loro festeggiò il primo incredibile trionfo. Realizzò anche una doppietta con l’Austria e si meritò anche un curioso soprannome: Mazzola, per ricordare il mitico Valentino padre di Sandro.
Poi arrivò il Milan. L’impatto e l’ambientamento di Altafini nel nostro calcio non fu buono: fu ottimo! Il primo anno al Milan non poteva andare meglio: segnò 28 gol (subito dietro al capocannoniere Angelillo) e contribuì fortemente alla conquista dello scudetto. Josè era un attaccante completo, dotato di buon palleggio e tiro preciso, ma soprattutto di un notevole scatto che gli consentiva di operare prodigiosi e mortiferi contropiedi. La sua storia d’amore col calcio italiano fu lunga e felice proprio come un matrimonio: rimarrà con noi per ben 18 anni; oltre al Milan, si fece valere nel Napoli e nella Juventus, disputando 750 partite (459 in serie A) e segnando 216 gol totali. Numeri da capogiro: parliamo del terzo marcatore di sempre in Italia, dietro soltanto a Piola e Nordahl e a pari merito con Meazza.
Ora, da un po’ di tempo, fa l’opinionista calcistico in tv. E anche lì riesce a fare la differenza. Fra i tanti telecronisti e opinionisti che si sono alternati negli ultimi anni in Italia, il più colorito e simpatico è senza dubbio lui, l’ideatore di questo e di altri pittoreschi tormentoni calcistici.
This post was last modified on 6 Settembre 2012 - 10:22