Non è un cambio facilmente assimilabile o catalogabile come semplice cambio in corsa. Se si realizzasse, i giocatori dovrebbero diametralmente cambiare la mentalità di gioco e l’approccio alla partita. Le palle pericolose da sfornare al reparto offensivo partirebbero e passerebbero sempre dal centrocampo, ma in modo completamente diverso.
Il centro nevralgico in questo nuovo modulo è il duo davanti alla difesa (presumibilmente De Jong-Nocerino o De Jong-Ambrosini, ma ci sono anche Flamini, Constant e Traorè). All’olandese resta il compito di impostare il gioco e di fare da filtro. Ma nel 4-3-1-2 l’olandese, come Van Bommel prima di lui, ha due scudieri pronti a proteggerlo mentre nel nuovo assetto ne avrebbe solo uno. E a questo duplice compito di lotta e costruzione si aggiunge la corsa. Infatti è solo grazie a quei due che può essere assicurata l’interdizione con il temibile trio avanzato di qualche metro, pronto a colpire e a servire la punta. Se funziona questo duo, gran parte del lavoro è fatto.
Il 3-1 offensivo è il ribaltamento del reparto “fantasia” di leonardiana memoria: invece che un giocatore (all’epoca Seedorf) dietro un tridente (Pato, Borriello, Ronaldinho), ora ci sono tre giocatori dietro un’ unica punta. Sulla carta già sabato a San Siro contro l’Atalanta potremmo vedere Bojan, Prince Boateng e Robinho dietro il Pazzo. Un quadrilatero tutto potenza e tecnica, in grado di far saltare il banco di ogni difesa avversaria.
Sulla capacità di questi 4 (e anche sui sostituti, da El Shaarawy a Montolivo, da Emanuelson a Pato) di segnare e far sognare, ci sono pochi dubbi. Il problema, come nel 4-2-fantasia di leonardiana memoria, è la copertura e l’assistenza al duo di mediani, all’epoca Pirlo-Ambrosini.
Se le due ali del terribile trio si comporteranno come fecero Eto’o e Pandev nell’Inter di Mourinho, ovvero come terzini aggiunti, partendo da dietro, pensando prima a recuperare palle piuttosto che a segnare, allora il lavoro sarà compiuto e si potrà sognare. Ma il passaggio non è facile, perché sia Bojan che Binho dovrebbero andare contro la loro natura. Allegri dovrà lavorare molto sulla loro mentalità, come anche su quella dei loro sostituti, insegnandogli ad assistere continuamente De Jong e il vice De Jong di turno, correndo di continuo dalla trequarti propria all’area avversaria. Fondamentalmente si gioca tutto qui, nella capacità di collaborazione tra i due registi davanti alla difesa e le due ali. Se funzioneranno, spettacolo e vittoria saranno spesso compagni di viaggio.
Non è un cambio epocale questo nuovo modulo. Ma può essere un cambio di rotta nel gioco del Milan 2012-2013. Decisamente.
E c’è già il nome del modulo: 4-2-3B-1. Dove “B” sta ad indicare i tre tenori Bojan, Boa e Binho.
This post was last modified on 13 Settembre 2012 - 21:32