Sembrerà strano e si tratta di una prima volta, ma Luca Antonini (da 4 anni in Prima Squadra, 2008 – 2012, dopo la trafila nelle giovanili rossonere, 1999 – 2001), partite alla mano può, anzi deve essere considerato il vero titolare di questo nuovo Milan.
Vero più per mancanza di valide alternative (ceduto Taiwo, infortunato Didac Vilà e Mesbah trasparente) ormai da parecchi anni sulla fascia sinistra. Nuovo perché mai in passato aveva ricoperto un ruolo così rilevante nello scacchiere del Diavolo, in campo e fuori.
Sempre presente nella amichevoli di pre-campionato, in campo contro Sampdoria e Bologna e disponibile senza paura a metterci la faccia davanti alle telecamere. Promosso senatore a 30 anni con il compito di essere d’insegnamento ai più giovani e a quelli nuovi. Un “lavoro” di spicco che in tempi come questi non va sottovalutato, ma impreziosito da Allegri ed aiutato dal resto della squadra. I bei tempi del passato non ci sono più e bisogna arrangiarsi, insomma, ben conoscendo il grande spirito e la volontà di applicazione di Antonini, mai lasciato nello spogliatoio a costo di chiedere il cambio per la stanchezza.
In questa stagione, come successo ad intermittenza in quelle passate, Luca c’è. In campionato e in Champions League, magari rifiatando un po’ in Coppa Italia. La musica che spinge il pubblico di San Siro ad incitare i propri giocatori è la stessa che canticchia il 77 rossonero, il primo a sbucare dal tunnel “alla Gattuso”. Parliamo di un grande professionista e di un buon calciatore, migliore in campo nella sfida casalinga contro il Barcellona nei quarti di finale della scorsa Champions (strano ma vero, commenterà qualche scettico…) e punto di riferimento per il Milan odierno, con meno classe, esperienza e “fattore vincente” ma unendo l’umiltà di dover correre e sudare dall’inizo alla fine.