È da sempre un rapporto speciale quello che lega la società rossonera con l’Olanda, terra ricca di grandi talenti, che soprattutto dopo gli anni Settanta ha saputo esprimere senza sosta alcuni tra i migliori interpreti di questo sport. Con l’arrivo di De Jong, il Diavolo conferma una tradizione che ha avuto il suo apice con il Milan di Sacchi e che da lì non si è più arrestata.
Un sodalizio, quello tra il club di via Turati e la patria dei mulini a vento, che quasi sempre ha significato vittoria, trofei, leggenda. Il primo Olandese a vestire la casacca rossonera è anche il primo a giocare in Italia, il portiere François Menno Knoote, che ha difeso (anche se in rare occasioni) la porta del Diavolo nella scudettata stagione 1905-1906. La storia di questo primo olandese in rossonero, tuttavia, non rappresenta proprio il massimo dell’amore, visto che dopo due anni sarà tra i fondatori dell’Inter.
Forse per questo nefasto ricordo, passeranno oltre settant’anni prima di rivedere un “tulipano” rimettere piedi sulla sponda rossonera di Milano. E si trattò addirittura di quello che da molti è definito come il miglior calciatore olandese di sempre: Johan Cruijff, che disputò con il Milan solamente metà tempo della gara del 16 giugno 1981, valevole per il Mundialito per Club, contro il Feyenoord, prima di tornare in Olanda per terminare la carriera.
Ma la vera gloriosa storia degli orange rossoneri non era lontana dall’essere scritta. Nell’estate del 1987 il nuovo patron rossonero Silvio Berlusconi acquista dal Psv Eindhoven il fuoriclasse Ruud Gullit, pagandolo ben 13 miliardi di lire, una cifra record per i tempi. Al “tulipano nero”, che con indosso la maglia del Milan alzerà il Pallone d’Oro 1987, viene affiancato subito colui che scriverà alcune tra le più indelebili pagine della storia del calcio con il rossonero cucito sulla pelle: Marco Van Basten, prelevato dall’Ajax per meno di due miliardi. I due olandesi condurranno il Diavolo alla conquista dell’undicesimo scudetto, nel 1988.
A essi, in quella stessa estate, si unisce Frank Rijkaard, formando un trio di fenomeni difficilmente ripresentabile. I tre condurranno il Diavolo alla conquista di due Champions, due Intercontinentali e tanti altri trofei, divenendo i simboli di una squadra ancora oggi ritenuta come la più forte di sempre. Non solo. Il podio del Pallone d’Oro 1988 recita, in rigoroso ordine di classifica, Marco Van Basten, Ruud Gullit, Frank Rijkaard. Non c’è bisogno di aggiungere altro.
Come detto, ripresentare un “tridente” simile è cosa praticamente impossibile. Il Milan ci riprova a metà degli anni Novanta, ma la seconda ondata di Olandesi è a dir poco disastrosa: Reiziger, Bogarde, Kluivert, Davids hanno lasciato soltanto ricordi poco piacevoli in via Turati. Ma la storia d’amore tra il Milan e il calcio d’Olanda non poteva concludersi con un fallimento. Nel 2002, in cambio di Francesco Coco, arriva al Diavolo “il professore”, l’uomo che ha vinto quattro Champions League con tre squadre diverse, Clarence Seedorf, che scriverà pagine indimenticabili del Milan del nuovo millennio.
Prima di giungere al presente, ricordiamo alcune brevi parentesi olandesi in rossonero, alcune più fortunate, come quella di Jaap Stam, altre meno, come quella di Klaas Jan Huntelaar, altre ancora commoventi, come quella di Harvey Esajas. Finché si giunge al Milan di Allegri, con gli arrivi di Marc Van Bommel e Urby Emanuelson. Il resto è storia recente, anzi recentissima. Ed ecco che con De Jong si torna a pensare al passato. Oggi, come ai tempi del magico trio, è il momento di rifondare, il momento di ripartire. Certo, si parla di ben altri interpreti, ma chissà che rinascere “tulipani” non sia di buon auspicio!