Quando il centrocampo fatica, l’attacco non riesce a esprimersi al meglio. Trattasi di una conseguenza logica. Sia chiaro, essendo il Milan sceso in campo senza punte di peso, avremmo potuto aspettarci di incontrare problemi nell’andare in rete. Ma ci saremmo augurati, vista la presenza di Boateng, Robinho ed El Shaarawy, di assistere a un trio offensivo in grado di garantire corsa, dinamismo, dribbling, intraprendenza e qualità. Invece no. Niente di tutto questo. E anche durante la ripresa, dopo avere Allegri mescolato le carte in tavola e gettato nella mischia Emanuelson e Pazzini, la sostanza non è cambiata. Eccezion fatta per una sporca conclusione di Boateng, stampatasi sul palo, le più ghiotte occasioni create dal Milan hanno portato la griffe di Yepes e Flamini. Così non va.
Robinho, là davanti, è l’unico a essersi salvato. L’attaccante di Sao Vicente si è messo a disposizione della squadra, schierato durante il primo tempo sulla fascia sinistra e dirottato in seguito dalla parte opposta, è riuscito a saltare l’uomo e a creare potenziali palle gol. Peccato che non sia stato supportato da nessuno. Ha predicato, specie durante i primi 45 minuti, nel deserto. E quando la Sampdoria è calata, si sono create le occasioni per trafiggere Romero ed è entrato Pazzini, centravanti d’area e punto di riferimento, Robson ha dovuto abbandonare il terreno di gioco per via di un infortunio.
Avendo Thiago Silva e Ibrahimovic abbandonato la truppa, Kevin Prince Boateng si era candidato a leader del gruppo. Ma vista la prestazione sfornata ieri pomeriggio, urge che Kevin Prince torni con i piedi per terra e lavori con umiltà e professionalità. Contro la Sampdoria, come spesso è successo durante la scorsa stagione, il ghetto kid ha giocato con superficialità e supponenza. Di rado ha saltato l’uomo, gli inserimenti che lo contraddistinguono hanno costituito un’utopia e il corner che ha portato al gol di Costa è nato da un suo disimpegno errato. Soltanto nel finale, facendo tremare la porta degli ospiti, si è reso pericoloso. Ma non basta. Da KPB, ci si aspetta di più, molto di più.
Un’altra delusione, in occasione dell’incontro d’esordio, è stata costituita da Stephan El Shaarawy. Il piccolo faraone non è entrato in partita. Ha giocato senza determinazione, da parte sua, non si è registrato alcun guizzo. Quando ha provato a superare l’uomo, è stato fermato. Si è trattato di una costante. Non ha neanche provato conclusioni dalla distanza. Con il passare dei minuti, è scomparso dalla circolazione. Sarebbe ingiusto prendersela con un ragazzo di diciannove anni, se non sapessimo che abbia iniziato ad alzare la cresta e ad allenarsi senza impegno e spirito di sacrificio, parole di Gattuso docent. Ecco perché, durante la scorsa stagione, non sempre è stato preso in considerazione da Allegri. Svelato l’arcano. E adesso, o torna a fare giudizio, o la situazione rischia di ripetersi. Forza, Stephan, torna a lavorare e non rovinarti con le tue mani!
Non avrebbe potuto mancare, durante l’incontro di ieri pomeriggio, l’ingresso in campo di Emanuelson. Il folletto ex Ajax, ancora una volta, non ha ripagato la fiducia di Allegri. Mai è riuscito a saltare l’uomo, mai ha effettuato un traversone degno di nota e, pur essendosi creati gli spazi per concludere a rete, ha preferito delegare il compito ai compagni. E mancando di fisicità, quando si è trovato a fronteggiare uno contro uno, ha dovuto soccombere. Come sempre. Non è una novità. La speranza è l’ultima a morire, ma a oggi, Emanuelson è un elemento in grado di dire la sua soltanto in incontri amichevoli. Nei momenti di difficoltà, oltre a non disporre di un fisico che gli consenta di imporsi, non trova coraggio e personalità.
Chiunque avesse pensato che Pazzini disponesse delle caratteristiche presentate da Zlatan Ibrahimovic, si sarebbe sbagliato. Nonostante si sia impegnato e abbia dato il là a due sponde, senza che nessuno raccogliesse le seconde palle, il Pazzo non è riuscito a incidere. Nessuno l’ha servito a dovere, né dalle fasce, né dalle corsie centrali. Giampaolo è stato neutralizzato. Se fosse rimasto in campo Robinho, in relazione a Milan-Sampdoria, il discorso avrebbe potuto essere diverso. Ma la sostanza non cambia. Pazzini, quando non può usufruire con regolarità di palloni, diventa un elemento normale. E viene fermato senza problemi. Non cambia il volto della squadra, per rendere, serve che i rifinitori riescano a ispirarlo. E’ una conditio sine qua non.
This post was last modified on 27 Agosto 2012 - 11:02