Il mondo del calcio italiano piange la prematura scomparsa di Aldo Maldera, uno dei protagonisti delle stagioni a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Maldera, da tempo malato, doveva ancora compiere 59 anni. Cresciuto nel vivaio del Milan, ha giocato per oltre 10 anni con i rossoneri vincendo lo scudetto della stella nel 1979 e raggiungendo la Nazionale. Passato alla Roma, ha conquistato un altro tricolore nell’83 prima di chiudere con la Fiorentina.
Grande corsa, ottima tecnica (come gran parte dei calciatori che popolavano la Serie A di quegli anni), un tiro violentissimo, preciso, fulminante, scagliato col piede sinistro. Aldo Maldera, anche se non premiato dal curriculum azzurro (solo 10 presenze nella Nazionale di Bearzot), è stato un componente della grande dinastia di terzini sinistri italiani capaci di difendere, attaccare e segnare iniziata con Facchetti e giunta fino a Zambrotta, passando per due fuoriclasse quali Antonio Cabrini e Paolo Maldini.
Diventato grande nell’allora floridissima fabbrica di talenti chiamata Milanello, Maldera, anzi “Maldera III”, come era scritto sulle figurine (anche i fratelli maggiori Luigi, campione d’Europa col Milan, e Attilio sono stati calciatori professionisti) fu lanciato in Serie A da Nereo Rocco a Mantova, nel ’72, con la maglia numero 10 di Rivera. Il campione che, qualche anno dopo, lo esaltò ai massimi come inusuale goleador: Maldera, evoluto da centrocampista a terzino sinistro, si lanciava verso l’area avversaria e veniva puntualmente trovato dalle proverbiali aperture del capitano rossonero, da lui trasformate spesso e volentieri in gol con delle bordate secche quanto precise. A cavallo tra il ’77 e il ’79 i suoi migliori anni nel Milan, che gli portarono il suo primo scudetto (1979), la Coppa Italia (1977) e un record di 13 gol tra campionato e coppe nel 1978/79 che lo portarono a eguagliare i record tracciati dal grande predecessore Giacinto Facchetti. In quel periodo, diventò titolare della Nazionale di Bearzot, un posto perso proprio alla vigilia dei Mondiali di Argentina. In calo di forma nel fine stagione e protagonista di una brutta prestazione nell’ultimo test con la Jugoslavia a Roma, Maldera venne tenuto fuori alla prima con la Francia a vantaggio della sua giovane riserva, Antonio Cabrini, che proprio da quel match inizio a costruire la sua grandissima carriera internazionale.
Diventato capitano del Milan, subì in prima persona il crollo rossonero dei primi anni ’80, con lo scandalo scommesse e la doppia retrocessione in Serie B. A 30 anni sembrava già sul viale del tramonto: e invece il suo grande maestro e padre putativo calcistico Nils Liedholm lo volle a Roma: e fu subito scudetto, nel 1982/83, titolare inamovibile della squadra di Conti, Falcao, Di Bartolomei, Pruzzo. Passato nel 1985 alla Fiorentina, giocò ancora due campionati di Serie A prima di ritirarsi e intraprendere la carriera di tecnico in squadre giovanili salvo una breve esperienza nel 2009 in Grecia, con il Panionos. Lascia una moglie, tre figli e tanti ricordi belli, di quelli che riempiono le teste degli inguaribili innamorati di quel calcio là.
This post was last modified on 1 Agosto 2012 - 19:24