C’era tutto un paese davanti alla tv, per una spasmodica, quasi surreale, attesa. Alle 20.45 il calcio d’inizio che però, oltre rompere gli indugi, spezza anche l’incantesimo della cenerentola Italia arrivata fino in fondo da autentica outsider. Sì perché al credo Prandelliano fondato su due teste matte come Balotelli e Cassano non ci credeva nessuno, ancor più dopo le prime due deludenti partite del girone.
Con la vittoria sull’Irlanda del Trap, e la collaborazione spagnola contro la Croazia, nasce quella coesione d’intenti, quello spirito di gruppo che ti porta a superare ostacoli altrimenti difficili da archiviare in maniera positiva. L’Inghilterra di Rooney, tramortita per 90’ più i supplementari, si piega ai rigori, poi è il turno della stra favorita Germania annichilata con ancor più facilità. Però Fant’Antonio prende una botta sul ginocchio, molti altri sono stanchi e la Spagna campione di tutto non ha la benché minima intenzione di fermare la sua scalata verso la storia del calcio.
Giorni di sogni, speranze, illusioni, talmente belli che, nonostante l’umiliante risultato finale, rimarranno nel cuore e nelle viscere di un paese letteralmente aggrappato al calcio per vedere, per vedersi, risorgere. Uniti, il nord e il sud, senza colori di maglia, nei bar con gli amici, a casa con la famiglia, nelle piazze, in testa un solo colore: l’azzurro. Azzurro come il cielo cui spesso volgiamo gli occhi alla ricerca di una risposta che ci sembra sempre troppo lontana. Lontana lo è stata anche la Spagna, superiore anni luce, in tutti i reparti dalla difesa all’attacco con il finto nueve prima e con Torres poi. L’Europeo lo vincono i più forti, al secondo posto, un gradino più sotto, noi.
L’incantesimo si è spezzato, la nazionale torna con i piedi per terra, e già da oggi ognuno penserà alla propria squadra con il campionato che si avvicina, ma, detto sinceramente, quelle notti magiche chi se le scorda più?