I cavalli di ritorno difficilmente riescono a spendersi come all’andata. Ma per i purosangue si può sempre fare un’eccezione. O quantomeno non si nega una chance.
Ricardo Kakà è rimasto nel cuore di tutti i milanisti, inutile nasconderselo. La sua partenza, risalente a tre anni fa, lasciò l’amaro in bocca, soprattutto dopo quell’immagine di sei prima con il brasiliano affacciato al balcone di casa con la maglia numero 22 e il Cavaliere in televisione ad annunciare trionfante di aver respinto l’assalto del Manchester City.
Strano il destino: oggi Kakà rientrerebbe al Milan proprio perché alla società è mancata la determinazione (e la volontà) di rispedire al mittente la doppia offerta del PSG per Thiago Silva e Zlatan Ibrahimovic. Magari il buon Riccardino, quello che Silvio Berlusconi sognava di dare in marito ad una delle sue figlie (che peraltro sembrano avere predilezione per i brasiliani), non si aspettava di fare ritorno a Milano in un clima del genere. E’ difficile valutare oggi quante tessere d’abbonamento può valere il ritorno del brasiliano, ma certamente rinfrancherà il cuore di molti rossoneri.
E’ lecito chiedersi quale potrà essere il Kakà del 2012/13, ovunque vada a giocare. Gli stimoli per fare bene al Milan non mancherebbero proprio. Quali? Almeno tre: il ritorno in una città e in uno stadio che lo ama, l’obiettivo di prendere in mano la Selecao in attesa del Mondiale, diventare il leader della Nazionale carioca che tra due anni proverà l’assalto alla Coppa del Mondo in casa. Il resto, ovvero la classe, non è nemmeno da discutere.
Twitter: @PierDiRienzo