Milan ai blocchi di partenza per la stagione 2012/2013. Si riparte con molti dubbi circa la rosa, ma una cosa ormai da ventisei anni è certa: l’amore e l’impegno di Silvio Berlusconi per l’onore dei colori rossoneri. Tra alti e bassi, momenti d’amore assoluto e odio profondo, la tifoseria milanista deve comunque essere grata ad uno dei presidenti più vincenti della storia del mondo del calcio. Ma chi si ricorda come è cominciata l’avventura dell’allora quarantanovenne imprenditore milanese? Forse pochi e quindi proviamo a sfogliare l’album dei ricordi.
Stagione 85/86. A.C. Milan ad un passo dal fallimento a causa dei buchi finanziari lasciati dalla presidenza Farina. Il 20 Febbraio 1986 Silvio Berlusconi prende le redini della società rossonera per traghettarla ad un tranquillo settimo posto nel campionato di Serie A. Nei quattro mesi che portarono alla conclusione della stagione il presidente, già affiancato da Adriano Galliani – fresco dell’esperienza al Monza Calcio – progettò la rinascita. Il piano prevedeva una ricapitalizzazione importante al fine di impostare una campagna acquisti degna del blasone del diavolo.
La sessione estiva di mercato 1986 mette in mostra le aspettative della nuova dirigenza: arriva, dopo nove stagioni alla Fiorentina, il portiere Giovanni Galli; per rinsaldare la difesa già forte di Franco Baresi, Filippo Galli, Tassotti e del giovane Paolo Maldini, viene chiamato dalla Roma Dario Bonetti; a centrocampo il rinforzo si chiama Roberto Donadoni, l’ala destra fu pagata 10 miliardi di lire all’Atalanta e divenne in breve tempo una colonna del Milan degli anni novanta; infine per l’attacco arrivò sempre dalla Fiorentina Daniele Massaro. La stagione può dunque avere inizio con le migliori aspettative.
Nonostante l’avvio non sia dei migliori – 5 punti in 5 partite, una sola vittoria in casa con l’Atalanta e due prestigiosi pareggi con Juve e Inter nel derby – al giro di boa il Milan mostra forte convinzione e risale fino al secondo posto con 19 punti dietro al Napoli capolista. I rossoneri restano in alto fino alla primavera dove un calo di rendimento costa posizioni in classifica e la panchina a Nils Liedholm. La stagione si conclude con un modesto quinto posto e la certezza di aver preso un allenatore vincente: Fabio Capello. È da lui che Silvio Berlusconi pone le primissime basi, sublimate poi da Sacchi e ri-raccolte dallo stesso Capello, per la creazione di un ciclo vincente. Quel ciclo che coi tulipani troverà il suo culmine e darà la convinzione al Milan di Berlusconi di essere il grande Milan. Perché Milan l’è un grand Milan.