A questo punto però al Diavolo i conti tornano solo nel bilancio. A seguito di queste cessioni il risanamento delle finanze presenti e future è sostanzialmente assicurato, ma non si può non sottolineare che in poche settimane, per motivazioni differenti, il Milan ha perso personaggi del calibro di Nesta, Gattuso, Zambrotta, Seedorf, Inzaghi, Van Bommel, ai quali si aggiungono ora Thiago&Ibra. Sforzandosi di dimenticare che la scorsa estate ci si è permessi di abbandonare Andrea Pirlo ad una diretta concorrente. Di questo passo sarà difficoltoso metter a disposizione del Mister un numero di giocatori sufficiente a disputare tre competizioni, trascurando peraltro il rapporto quantità/qualità.
Nasce quindi spontanea, affannosa e quasi disperata la ricerca di nuovi leader. Capitan Ambrosini appare di giorno in giorno sempre più solo e unico trait d’union del nuovo progetto, sempre che si possa definire tale. Accanto a lui, rimangono un manipolo di gregari costituito dall’ossatura italiana e milanista, ovvero Abbiati, Bonera, Abate, Antonini e Nocerino. Oltre a loro, Massimiliano Allegri nella giornata di ieri, ha provato ad identificare in Alexandre Pato uno dei possibili trascinatori del nuovo corso, in fondo è in rossonero da cinque anni, caratteristica rara nel Milan attuale.
La voglia del Papero di dimostrare sarà certamente tanta dopo le infinite difficoltà della scorsa stagione, ma caricarlo di responsabilità di questo tipo, potrebbe esser un’arma a doppio taglio per il talento fragile fino ad ora apprezzato. La rifondazione tanto acclamata è arrivata, peccato che sia di epiche proporzioni.
This post was last modified on 15 Luglio 2012 - 13:49