Sembrava un film. Uno di quelli strappa lacrime e sentimentalisti, uno di quelli talmente pieni di amore sconvolgente e passione travolgente da essere palesemente irreali. Invece a San Siro, ieri, era tutto vero. Così vero da tornare a casa con gli occhi gonfi di lacrime, il segno più tangibile di un pomeriggio che mette la parola fine a un’epoca, marca una linea tra ciò che fu e ciò che sarà.
Chi di questo Milan fino a qualche ora fa ha fatto la storia, chi di questo Milan è stato simbolo, bandiera, punto di riferimento, chioccia, senatore, leader, fuoriclasse oggi, domani sarà solo un ricordo. Sbiadito mai, perché se ti chiami Gennaro Gattuso, Filippo Inzaghi o Sandro Nesta e in 10 anni hai vinto da protagonista l’inimmaginabile, sei leggenda e le generazioni milaniste future sentiranno parlare di te come si è sempre fatto con i grandissimi.
Io personalmente il famigerato stile Milan lo ho capito con e grazie a loro. Perfino quel senso di famiglia che si respira solo e soltanto a Mianello in questi anni hanno saputo crearlo loro, trasmetterlo ai compagni, farlo sentire e provare a noi che stiamo fuori. Per questo a chi ieri allo stadio mi chiedeva il perché di tutta quella tristezza rispondevo che, un po’ come il primo amore, il primo Milan non si scorda mai. Anche se ha le rughe, anche se non ha più la corsa e la forza nelle gambe. Anche se poi questo non è vero: 90 minuti a dannarsi (Gattuso) e un gol (Inzaghi) è giusto che finisca così, giusto che finisca con il lieto fine e le lacrime. Meglio di un film, grazie ragazzi!