Professionisti straordinari sì, ma anche uomini deliziosi. Fiducia e rispetto reciproci, fra compagni, verso il mister, per i loro sostenitori e verso gli avversari. Perché una volta quel che contava era vincere con dignità e orgoglio, senza troppe parole superflue. “Che vinca il migliore” non aveva ancora preso quell’accezione scontata, patetica e canzonatoria che oggi assume troppo spesso. I nostri uomini ci hanno creduto davvero, vincere è stata per loro l’unica parola che contasse e vincere per i tifosi la loro più delicata missione.
Poche chiacchiere e colpi di testa, ma solo una passione portata avanti con onore e grinta strabilianti. Un amicizia fortificata su di un campo diventata la loro seconda casa per tanti, importantissimi anni. Gli artisti del gioco di squadra, la volontà di raggiungere insieme i risultati. Non solo per la gloria, ma anche e semplicemente per la felicità di gioire uniti per i traguardi raggiunti con sudore e determinazione. Con l’addio dei campioni che hanno guidato il Milan per una decade da numeri uno si chiude un’epoca. Mi piace pensare che anche per loro sia come per la maggior parte dei tifosi, che dentro si crei quel senso di malinconia accompagnato da un ultimo, nostalgico sorriso prima di un tanto doloroso quanto necessario “Arrivederci“.
Perchè oltre agli interessi, agli insulti, agli arbitraggi sbagliati, a un calcio italiano che sempre più spesso veste i panni di uno sport troppo corrotto e condizionato, ci sono uomini come loro. Ci sono emozioni che per alcuni intensissimi minuti uniscono in un unico ideale abbraccio chi ci ha creduto, chi ha sofferto, chi ha pianto, riso, inveito. Insomma, uniscono tutti coloro che ci sono stati, tutti coloro che hanno fatto parte della favola. Arrivederci, mostri!
This post was last modified on 15 Maggio 2012 - 19:42