SM ESCLUSIVO – E se fossero ai ferri corti?

Come in tutte le famiglie succede che non tutto sia sempre idilliaco. Capitano i litigi, gli screzi, le differenze di vedute. Però si va avanti, dritti verso il bene di tutti. Il Milan in un certo senso è una grande famiglia. Anche qui si litiga e non sempre la si pensa allo stesso modo. E così è facile intravedere qualche nuvola nei rapporti personali, compresi quelli tra i due “capi”.

Silvio Berlusconi e Adriano Galliani lavorano insieme da 33 anni, da quando il secondo, proprietario dell’Elettronica Industriale di Lissone, specializzata in apparecchiature per la ricezione dei segnali televisivi, nel 1979 inizia la collaborazione col Cavaliere, all’epoca patron di Telemilano 58. Da lì un rapporto professionale, fondato su una solida amicizia, che lo porta prima a lavorare nella galassia Fininvest e poi, appunto, nel Milan. Galliani ha condiviso con Berlusconi tutti i successi rossoneri e quasi sempre anche le scelte societarie e di mercato. Quasi. Già, perché negli ultimi tempi sembra che qualcosa abbia turbato la quiete. Nulla di irreparabile, per carità. E anche se Adrianone può sembrare un uomo conciliante, il carattere ce l’ha. Eccome. Non fosse altro che per quel “lei” al Presidente, mai tramutato in “tu”. Ci sono una serie di episodi che i ben informati indicano quali spie di piccoli mal di pancia.

Già ai tempi dell’arrivo di Zlatan Ibrahimovic, nell’estate 2010, ci fu qualcuno che sostenne la tesi secondo cui fu Galliani a volere a tutti i costi chiudere l’operazione, lavorando intensamente sia col Barcellona, sia con Berlusconi che non era proprio entusiasta del giocatore, per via del “caratterino” fino a quel momento poco affine allo “Stile Milan”. Poi l’ingresso di Barbara Berlusconi nel cda, con una sua sempre maggiore visibilità sui media, soprattutto quelli sportivi. Quindi le dimissioni del Cavaliere da premier e il ritorno giocoforza più incisivo sulle questioni rossonere. Da qui alla storia d’amore tra Lady B e Alexandre Pato, vissuta con un certo imbarazzo da parte di alcuni membri dello spogliatoio. Per non parlare dell’affare Tevez, saltato all’ultima curva, ufficialmente per non lasciar partire Pato verso Parigi (su intercessione proprio di Berlusconi), ufficiosamente, secondo altre fonti, perché lo sceicco Mansour si sarebbe lamentato col Presidente del comportamento di Galliani.

La foto della tavolata con Tevez e il procuratore non sarebbe andata giù al proprietario del City, che auspicava prima un accordo col club. Qualcuno fa notare che solo l’amicizia tra Mansour e Berlusconi ha evitato il peggio: il passaggio dell’Apache all’Inter a mo’ di dispetto. E le rimostranze di Berlusconi sul gioco espresso dalla squadra durante la gara contro il Barcellona? Insomma, non tutto sembra andare proprio a gonfie vele. O magari sono solo le malelingue a tentare di destabilizzare l’ambiente. L’importante è che come in tutte le famiglie si scelga sempre per il bene comune. In questo caso la traduzione letterale è una sola: vincere.

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