Bravi, noi, a rovinare la nostra armonia, la nostra tranquillità: ad evitare la vendita di un giocatore in un momento in cui tutti in società la condividevano, ma non il leader maximo; a renderci più difficile la vita nella semifinale di Coppa Italia semplicemente perché avevamo buttato via i primi 90′; ad ammorbare chiunque con la pantomima del gol di Muntari; a giocarci il tutto per tutto in Champions contro i più forti al mondo, privi di mezza rosa. Stagione un po’ così, forse segnata, ma parecchio l’abbiamo condizionata pure noi.
E non parlo solo dei cinque punti casalinghi persi tra Fiorentina e Bologna, ma anche di quei punticini persi all’inizio, di quell’insulsa sconfitta a Roma contro la Lazio, dei due punti lasciati a Catania. E quella sconfitta a Napoli? Forse era davvero segnata, anche quando avevamo un rassicurante vantaggio di quattro punti. Perché la Juve ha avuto il merito di rimanere sempre in scia, di aver pur sempre l’obiettivo di rimanere intonsa di sconfitte. Quella è stata la sua più grande forza.
Annata particolare, insomma, che ci sia di insegnamento: non vincono per forza i più forti, ma vincono sicuramente i più “saldi”, i più quadrati, i più arcigni. Abbiamo provato a farci valere su ogni campo, a combattere in ogni competizione, a portare a casa sempre la vittoria, quest’anno come non capitava da tempo. Ed è giusto ripartire da qui, senza dubbio, da questa consapevolezza. Ma occorre imparare a non crearsi inutili problemi, inutili scorie che, spesso, possono diventare fatali. E quest’anno lo sono state. Comunque, col cuore, grazie di tutto.
This post was last modified on 7 Maggio 2012 - 01:53