Trieste, 20 maggio 1912 nasce una leggenda. A Milanello lo ricordano con una statua, proprio quella alla quale Gattuso vorrebbe affiancarne un’altra dedicata ad Ancelotti. Ma non basta un’effige per commemorare chi ha portato, per la prima volta nella storia, una squadra italiana a vincere la tanto amata Coppa Campioni. Così, il 14 maggio nella sua città natale, a pochi giorni dal centenario della sua nascita, il Milan con i suoi dirigenti e le sue coppe ha inaugurato una mostra dedicata allo storico Paron, Nereo Rocco. A presenziare alla cerimonia di apertura volti noti come quelli di Braida, Baresi, Cudicini, Bigon, Giacomini, Del Neri, Ulivieri, Galeone e Pizzul.
Acmilan.com spiega che nella mostra, aperta al pubblico dal 15 Maggio al 31 Luglio in zona Porto Vecchio, sono presenti “fotografie, riprese e filmati d’epoca – molti dei quali ritrovati nello scrigno prezioso di Rai Teche – ma anche oggetti personali, appunti, articoli”, il tutto a cura del giornalista Gigi Garanzini, uno dei più autorevoli biografi del “Paròn”. Inoltre “un sostanzioso contributo di materiali, testimonianze e memoria arriverà anche dall’adesione dei club che Nereo Rocco ha allenato, nel corso di una lunga e intensa carriera tecnica: Triestina, Treviso, Padova, Milan, Torino e Fiorentina”.
E’ suo il record di presenze sulla panchina del Milan prima da allenatore e poi da direttore tecnico, se ne contano ben 459. E’ lui l’inventore di quello che poi è passato alla storia come “catenaccio all’italiana”. E’ ancora lui che, non è rimasto nella storia solo per vittorie, ma anche per il suo spiccato senso dell’umorismo. Si narra che prima della finale di Wembley, con la tensione alle stelle, si alzò e disse: “Chi non xe omo, resti sul pulmann”. Un personaggio, ancor prima di un allenatore, che così sintetizzava il suo rapporto non troppo idilliaco con Trieste: “A Milan son el comendator Rocco, a Trieste reso quel mona del bécher (macellaio)!“. Chissà che ora, vedendo questa mostra da lassù, non possa cambiare idea.