Jules Renard, scrittore e aforista francese vissuto a cavallo tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, diceva che “quando le cose vanno bene non bisogna spaventarsi, tanto passano”. Il calcio è tanto strano da capovolgere questa frase, soprattutto se riportiamo il discorso sul piano della lotta per lo scudetto.
Mancano quattro giornate alla fine. Tutto può succedere. E’ giusto dircelo tra noi ed è doveroso che lo sentano nel cuore e nelle gambe i nostri rossoneri in campo. Eppure ci sono segnali che portano a dire che le cose non stanno girando per il verso giusto sulla nostra sponda. Quanto, al contrario, stanno girando fin troppo bene dalle parti di Torino.
Eh già, la Juventus a Cesena ha centrato la settima vittoria consecutiva, risolvendo una partita che non sembrava girare proprio favorevolmente. Prima il rigore di Pirlo, poi i miracoli di Antonioli, quindi la stanchezza: tutto portava verso un clamoroso quanto insperato pareggio contro i romagnoli condannati alla Serie B. Succede, però, che Marco Borriello, prodotto del vivaio milanista (altro segno maledetto), entra e mette a segno il suo primo gol con la maglia bianconera, nonché primo in assoluto in stagione. Una rete pesantissima trovata dall’ex romanista in un momento cruciale della gara e dell’annata. Ma poi diciamocelo: proprio lui, quello che gli stessi tifosi bianconeri hanno accolto coi fischi, proprio lui, quello che non ne ha azzeccata una in questi quattro mesi a Torino, Coppa Italia compresa. E’ destino: quando gira, gira.
Mentre l’ex fidanzato di Belen Rodriguez (chissà che le recenti notizie di gossip sulla showgirl non l’abbiano risvegliato un po’) metteva dentro il gol-partita a Cesena, a San Siro succedeva qualcosa di surreale. Il Milan, quella squadra che abbiamo doverosamente incensato fino a un mese fa, non riusciva a venire a capo di un Genoa, stordito non solo nelle gambe, ma pure nella testa dopo i fatti di Marassi di domenica scorsa. Le cose giravano bene dalle parti di Milanello, anche quando Mister Allegri doveva fare la conta degli infortunati e non gli bastavano le due mani per concluderla. Girava quando l’orgoglio e il coraggio supplivano alla forza e alla classe dei protagonisti in campo. Ieri, invece, il primo tempo è stato l’emblema dell’esatto contrario: non gira più. Mancano idee, ma soprattutto energie. Risultato: zero occasioni. Anche Boateng, l’autore della rete dei 3 punti che ancora ci fanno sperare, trovava il gol in un’azione sporca, quasi un coniglio scovato da un cilindro che a tutti sembrava vuoto.
Ma sarà stato tutto un caso? Difficile rispondere. L’unica certezza è che nel momento più drammatico lo stadio Meazza ha simulato un’esultanza quasi a far intendere ai giocatori in campo che in terra romagnola le cose stavano girando bene per noi. Un falso d’autore, potremmo artisticamente dire. Un falso d’amore, si potrebbe ribattere. Già, quella finta gioia ha volontariamente spinto i nostri verso quel sussulto d’orgoglio sufficiente quanto determinante a vincere. Ecco allora che il gol di Boateng assume un significato travolgente, da far innamorare tutti gli appassionati di calcio. Si, perché adesso non gira più. Adesso. Magari fra tre giorni gira di nuovo. Basta crederci!